Ceglie Messapica, Conte, Casalino e Parisi

La visita del presidente Conte a Ceglie Messapica

Ceglie Messapica. È nota la massima che vorrebbe lo Stivale e i suoi italici abitanti, legati a una rappresentazione verbale stilizzata e precisa che fa così: “Italia, popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e trasmigratori”.

Di là dalla possibilità di appurare con certosina sicurezza se la descrizione li rappresenti in maniera realistica, non si può sfuggire al fatto lampante che, perlomeno buona parte di questi eredi degli antichi romani – ma anche etruschi, longobardi, francesi e spagnoli immigrati nella terra del tricolore in altri secoli, compresi i nordici normanni che trovarono riparo in Trinacria – potrebbero ambire senza eccessivo dubbio a fregiarsi di quelle debordanti parole.

In questa occasione, non potendoci occupare in un articolo di tutti i notabili italici che meriterebbero una citazione e collegandoci alla recente visita del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, fatta a una cittadina della Puglia, Ceglie Messapica (Brindisi), si tracceranno le più recenti attività di alcuni pugliesi eccellenti che, per passione o per destino, vanno a rimpolpare la pur pretenziosa, definizione citata all’inizio.

Il primo, non poteva essere altrimenti, è il prof Giuseppe Conte. Giuseppe Conte, va da se, è un politico, giurista e accademico italiano. Dal 1º giugno 2018 è stato nominato Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Durante la visita a Geglie Messapica – realizzata il 7 settembre 2018 – alle diverse domande sul governo, a domande come queste, “Che giornali segue?”, ha risposto con chiarezza e sagacia, “Nessuno, sennò non potrei governare il paese”.

A seguire e continuando il percorso in terra cegliese, ecco qualche nota intorno a Rocco Casalino. Autore e auspice della sortita del presidente Conte nella cittadina ammantata, nelle proprie campagne, di trulli, Casalino nasce in terra tedesca da genitori cegliesi. Le architetture del paese dei suoi, comunque, le visiterà a 15 anni. Gli eventi che lo distinguono in maniera inequivocabile sono, va da se, la partecipazione al Grande Fratello e, attualmente, la carica di portavoce governativo.

Il terzo pugliese – nato a Geglie Messapica ma bolognese di adozione – è Mimmo Parisi. Già cantante, autore e chitarrista della storica band cegliese dei Bolero, ha indirizzato le sue prerogative artistiche verso il cantautorato – è sua la canzone, “Non sono mica Dylan Dog”, virtuale colonna sonora lanciata per il trentennale dell’omonimo personaggio di Sclavi –; e verso l’attività di romanziere. È notizia di questo inizio settembre 2018, la realizzazione della seconda edizione del suo popolare libro, “Sono tornati i Braccialetti rossi”.

Renzi e le sue promesse

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Contrariamente a quello che aveva promesso, Renzi e la sua ipocrisia – aveva pur detto lui stesso che se ne sarebbe stato a casa, nel caso avesse perso, vero? – sono di nuovo in giro. E il popolo lo acclama. E vanno a pagare per votarlo, il che significa che, probabilmente, chi lo sostiene è già a posto. Non è disoccupato. Non soffre la crisi. Ha già la pensione e non deve aspettare cent’anni. Gli va bene che al Parlamento, escluso i ragazzi del M5s, continuino a prendere uno stipendio da nababbo senza saper risolvere un solo problema del Paese. E via dicendo… Bene, se è così, hanno agito giusto.

O forse no. Insomma, il sol fatto che i sostenitori del signor Renzi non abbiano problemi, non dovrebbe essere una ragione sufficiente a votarlo. Non si votano le persone perchè sono simpatiche o antipatiche: si votano perchè sono capaci! E questo ex(?) presidente del Consiglio, lo ha dimostrato anche con il suo modo fintamente guascone, è uno che mira solo ad avere pecore intorno.

Quanto sia finto, lo si può notare in questo momento post primarie. Infatti, dice che bisogna partire di più “dal basso”, ma che con umiltà e responsabilità bisogna per esempio chiedere a Bruxelles “un cambiamento vero“. Rilancia l’idea di un partito autosufficiente: “La grande coalizione la facciamo con i cittadini, non con presunti partiti” (il riferimento è a Mdp).

E gli scappa anche un lapsus in prospettiva di elezioni anticipate: “Non sappiamo quando voteremo”. Ma tiene a precisare che quando votano quasi due milioni di voti non si può dire che è un partito personale: “Può essere che il leader è forte, lo vedremo ma sicuramente ha una comunità fortissima”. “Tutti parlano di populismi, ma l’alternativa non è nel salotto, nei tweet, ma nel popolo – conclude – non avere paura della democrazia, dei voti, di fare le primarie. Non c’è alternativa alle persone“. Che dire, a volte non sono poi i comandanti ad avere torto. Ha più torto chi gli permette di farlo. E gli affida il bastone. Per farsi bastonare.

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Trump, ‘Il viaggio è cominciato’

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Ultimo discorso da presidente eletto di Donald Trump, a poche ore dal giuramento e dal successivo insediamento alla Casa Bianca
“Il viaggio è cominciato, è cominciato 18 mesi fa. Quello che voglio è un cambiamento reale”, dice il magnate al termine del concerto inaugurale in suo onore a Washington davanti al Lincoln Memorial, il monumento al più amato padre della patria. “Voglio unire il Paese e fare l’America di nuovo grande. Grande per tutti”, aggiunge.
Poi: “Sono stato eletto perché la gente voleva un vero cambiamento. Non c’è mai stato un movimento come questo. E’ davvero qualcosa di speciale”. Ovazione per Donald e Melania al concerto inaugurale Mano nella mano, accolti da un’ovazione mentre, sulle note dei Rolling Stones, scendono la scalinata del Lincoln Memorial, con alle spalle l’imponente figura di Abramo Lincoln.
Per Donald e Melania Trump è il primo bagno di folla a Washington davanti alle migliaia di persone che, assiepate lungo la passeggiata del Mall di Washington, hanno assistito al concerto inaugurale. Quel concerto ‘snobbato’ da tantissime star che hanno rifiutato di esibirsi per il tycoon. In tribuna d’onore la famiglia Trump al completo L’accoglienza non poteva essere migliore per la First Family, con cori da stadio “Trump! Trump!” e “Usa! Usa!”, proprio come durante gli animati comizi della campagna elettorale.
E il neopresidente che saluta tutti col pollice alzato e il segno della vittoria. In tribuna d’onore la tribù Trump al completo: figli, generi, nuore e nipoti. Il presidente eletto prende posto con la moglie Melania in prima fila accanto alla figlia Ivanka e al genero Jared Kushner, non a caso le due figure della famiglia che avranno un ruolo centrale alla Casa Bianca.