Laura Antonelli, senza clamore

 

 

Laura Antonelli è morta senza tanto pubblico intorno. Non era più il tempo. Non era più il caso. Eppure è morta meglio di come moriranno tanti che si dispiacciono del suo stato di abbandono, ne approfittano per trovare belle parole e rammaricarsi, dimenticandosi di un fatto: che lei era lei, proprio così, e se le volevi bene non la molli perché sta male, e poi ha fatto scelte strane, ma in fondo sue, tutte sue.

Accidenti lei alla fine era contenta così. È morta felice, ha detto. Non lo sappiamo se sia vero. Ma meglio morire così, senza nessun ipocrita intorno, con tre-amici-tre da chiamare al telefono, una fede fanciulla in Gesù e in Dio che lei chiamava «papino», che diventare decrepiti e riveriti, con ospiti a tavola preziosissimi, con la gente in coda per venire a casa tua, e scoprire che in realtà – ma solo dopo morta – non ti voleva bene nessuno e anche i tuoi cari si sbraneranno per l’eredità.

Il libro più crudele dell’anno è quello dedicato alla donna più potente e ricercata di Roma, Maria Angiolillo, oggi diventata best-seller suo malgrado, con gli altarini esplorati insieme agli scheletri dell’armadio ( La signora dei segreti. Il romanzo di Maria Angiolillo. Amore e potere nell’ultimo salotto d’Italia , di Candida Morvillo e Bruno Vespa).

In realtà sotto sotto lo sappiamo dove sta il bene. E quale vita è giusta e buona. In questi giorni qualcuno mi dica se non ha invidiato le persone nominate nel biglietto lasciato da Laura Antonelli che era povera, poverissima, ma non era affatto incapace di intendere e volere, tant’è che è stata capace di riconoscere la gratuità e l’affetto senza tornaconto. I carabinieri hanno trovato un biglietto con alcuni nomi e accanto i numeri di telefono: «Se ho bisogno di qualcosa, cercate Lino Banfi, Claudia Koll, Gino Ciogli e mio fratello Claudio». Qualcuno di cui aveva il numero di telefono e sapeva che sarebbe corso da lei l’aveva.

Povera, sola, ma con numeri di telefono sicuri, buoni. È morta a terra con il Vangelo in mano. «Voglio andare da Gesù», sono le ultime parole che il prete ricorda. Era di una bellezza strepitosa. Risorgerà ancora più bella.