‘Sangue del mio sangue’ al festival di Venezia 2015

Che s’intitola Sangue del mio sangue, e forse non è un caso (e non solo perché dentro c’è come al solito mezza famiglia, a partire dai figli Pier Giorgio ed Elena). In un tripudio di metafore e simbolismi (buoni sicuramente per un festival, un po’ meno per le sale). Mimmo Parisi, cantautore appassionato anche di film oltre che di musica, ha giustamente osservato che Bellocchio torna a declinare i temi a lui più cari – bellezza, follia, religione libertà -, tessendoli ancora una volta nei suoi luoghi natii, cinquant’annni dopo I pugni in tasca, tra le pietre scure affilate dal Trebbia e le strade addormentate di Bobbio, la sua città.

A Bobbio, in una prigione abbandonata nel convento di San Colombano, nel Seicento venne imprigionata Benedetta, una suora di clausura accusata di aver irretito un prete e per questo murata viva nella sua cella. Un destino simile a quello di Maddalena, la protagonista de La visione del Sabba (1988), rea di avere ucciso un cacciatore e per questo vittima della Santa Inquisizione. O, ancora, alla monaca di Monza dei Promessi Sposi, a cui Bellocchio dice di essersi ispirato. Il racconto parte con le atmosfere cupe de Il nome della rosa (inquinate da una colonna sonora sbagliatissima, i Metallica cantati dagli Scala & Kolacny Brothers), con tanto di sordidi personaggi “sacri” che commettono peccati in nome della religione.

Possiamo farcela

Esordisce così, il cantautore di McDonalds’s Angel: “Ce La Possiamo Fare è, prima di tutto e prima che si perda di vista la cosa più semplice da segnalare, una canzone. Una canzone di solito è, perlomeno per me che non devo ubbidire alla grande industria – non lo dico per polemizzare, semplicemente è così – una sintesi delle ultime ‘narrazioni’ che mi sono capitate di vivere: io sono un cantautore freelance, e, quindi scrivo quando ho qualcosa da dire” (Mimmo Parisi).

Mimmo Parisi, cantautore bolognese e chitarrista di chiara estrazione rock, pubblica in questo agosto aggredito dal sol leone il suo secondo singolo targato 2015. Il brano si chiama, a dispetto di una fine del tunnel difficile ancora da scorgere, Ce La Possiamo Fare. “Ce La Possiamo Fare”, ha aggiunto il cantante, “è un brano, se si vuole, di incoraggiamento. In un momento storico dove un Governo di sinistra(?) fallisce clamorosamente le aspettative più banali ed è pronto alla replica del ‘ventenniodelcavaliere’ (perfino il Contratto con gli italiani è stato bissato!), beh, che c’è da dire, che si può dire per incoraggiare la gente se non Ce La Possiamo Fare? Qualcuno più famoso di me ha evidenziato ‘Se bastasse una canzone’, lo so benissimo che non basta, tuttavia una voce durante la tempesta aiuta a non sentirsi soli”.

Da un punto di vista prettamente tecnico, il prodotto prevede, all’interno di una ormai consolidata produzione homerecording di tipo spartana e autarchica, un passo avanti per la registrazione e la finalizzazione. Mimmo Parisi, un po’ per convinzione e un po’ per situazione, non si è fatto mai prendere dal trip della registrazione: si fa quel che si può e non si sta ad aspettare che arrivi il sound engineer di Madonna che ti faccia un suono della madonna! Parisi, sulla scia di Gaber e Leporini, pensa che bisogna dire, ammesso che si abbia qualcosa da dire, e non che bisogna mostrare (che cosa poi?). Le citazione, nel testo, di frighi americani, Snoopy, Charlie Brown e Ferrari non dovrebbe lasciar adito a dubbi: Parisi  ha simpatia per Warhol e il suo modo di trasformare in arte tutto quello che sembra apparentemente appartenere al mero consumismo. Nel testo non manca lo sguardo che indaga l’ineffabile servendosi della quotidianità: “A volte guardo la luna su/E penso in fondo che/Nessuno manda bollette per la luce che da”.
Voto: 8

Linda Ricucci, webber

La Grecia ringrazia l’Europa pardon gli Europe

Europe

 

Il titolo di questo articolo, è inutile dirlo, vuole essere un segnale piantato sulla boutade e sull’ironia. Sarebbe stato magnifico sentire, un attimo prima che il popolo di Pericle fosse costretto a ballare intorno al totem dei seggi, la voce, non di Joey Tempest che pure ci appassiona tanto, ma quella dell’Europa della Merkel. Sarebbe bastato dire: “Va bene, la vita è dura per tutti. E’ successo anche a noi: se, nel post seconda guerra mondiale, non ci avesse aiutato l’America – senza alcuna sicurezza che i loro soldi sarebbero tornati nelle casse dello zio Sam –  saremmo ancora allo sbando. Sediamoci e discutiamo senza spocchia il problema”. Ma questo non è avvenuto. Questa Europa, in modo del tutto tronfio e privo di basi veramenti amicali, alla fine del secondo millennio decise di fare concorrenza agli United States. E’ stato un fallimento. Probabilmente, se un miracolo non si abbassa a lambire le nazioni legate dal feticcio euro, la tanto sbandierata UE rischia di creare solo danni.

Invece eccoci qui a laudare non l’Europa, ma gli Europe di Norum e Tempest. Almeno loro sono fedeli alle loro sonorità, ai loro progetti – come l’ottimo War of Kings – uscito il 6 marzo scorso e grondante il tipico  sound (ma più blues) made in Europe.

A seguire uno stralcio delle immediate reazioni post elezioni greche:

“La proposta bocciata dal popolo greco era quella condivisa dagli altri 18 Paesi. Ora tocca al governo greco avanzare una proposta che convinca le altre nazioni”, ha detto il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz in un video messaggio. “La promessa di Varoufakis che le banche riapriranno domani e che ci sarà denaro disponibile mi sembra difficile e pericolosa: credo che il popolo greco vivrà in una situazione più difficile”.

Il premier italiano, Matteo Renzi, ha intenzione di fare pressioni affinche si esca dal format franco-tedesco. Renzi lo avrebbe detto chiaro e tondo a Francia e Germania: non serve un formato a due, ci vuole un coinvolgimento dei leader e delle istituzioni europee. Purtroppo Renzi, a dispetto del contenuto delle sue stesse affermazioni, è troppo preso a fare i self con Obama.

Massimo Albertini

Principi & attori alle prese col té

Il té di Kate e William con Brad e Angelina
 
È il tè party più bello della storia, anche se purtroppo non ci sono immagini per testimoniarlo. La coppia «reale di Hollywood», come la definisce People, che per primo ha dato la notizia, formata da Brad Pitt e Angelina Jolie, e le loro (vere) altezze reali britanniche, il principe William e la consorte Kate Middleton si sono incontrati a Kensington Palace per un té, venerdì pomeriggio. Si è trattata di una visita informale, nel corso della quale i quattro «hanno discusso dei loro interessi comuni», ha riferito un portavoce alla rivista americana.Angelina Jolie si trovava nella capitale britannica con il marito Brad, 52, e i figli, per partecipare a un pranzo ufficiale del Foreign & Commonwealth Office, in qualità di ambasciatrice per l’Alta Commissione sui rifugiati delle Nazioni Unite.

Come scrive People, però, nonostante la tribù Jolie-Pitt fosse al completo in quel di Londra, solo i due attori hanno preso parte all’incontro a Kensington Palace con Kate e William. E anche il piccolo George ormai vera e propria star internazionale – ha mancato l’appuntamento con i due «colleghi» maggiori d’Oltreoceano.

Neanche un anno fa, forse lo ricorderete, il premio Oscar Angelina Jolie, 40, fu insignita dalla regina Elisabetta del titolo onorifico di «Dama onoraria», in virtù del suo impegno contro gli stupri di guerra. Ma per fortuna in quell’occasione c’era un fotografo a immortalare il magnifico incontro.

(Da vanityfair.it)

Il mondo a Kolors

The Kolors fenomeno della stagione: per la quinta settimana prima in classifica

Il trio di Cardito tra lo show romano in piazza del Popolo e lo spot con Bruce Willis
Diventano cinque le settimane in cima alla classifica degli album più venduti in Italia per ‘Out’ dei The Kolors, disco certificato multiplatino, oltre 100.000 copie vendute, già certificato doppio platino in sole 4 settimane. La band si è aggiudicata il primo posto all’edizione 2015 di “Amici” vincendo anche il premio della critica. Il trio di Cardito sarà tra i protagonisti che da stasera saliranno sul palco di Piazza del Popolo a Roma per il “Coca-Cola Summer Festival #daiunbacio” in diretta su RTL 102.5 e poi a luglio su Canale 5 in prima serata e contemporaneamente su RTL 102.5.

Vodafone Italia ha scelto la hit dei The Kolors, “Everytime”, come colonna sonora per gli spot dedicati al 4G con la star internazionale Bruce Willis.

Già sold out, intanto, la prima data del tour “The Kolors Live 2015” che si terrà il 10 luglio presso la Cavea – Auditorium Parco Della Musica di Roma.

Queste le altre date del tour :
14 Luglio – Porto Antico, Genova; 15 luglio – Estathé Market Sound, Milano; 18 Luglio – Arena del Mare, Salerno; 19 luglio – Magic World, Giugliano (NA); 22 luglio – Anfiteatro Fonte Mazzola, Peccioli (PI); 25 luglio – Piazza Garibaldi, Cervia (RA); 5 agosto – Piazza Carli, Asiago (VI), 13 agosto – Villa Bertelli, Forte Dei Marmi (LU); 14 agosto – Arena Incisa della Rocchetta, Bolgheri (LI); 17 agosto – Parco Archeologico, Capo Colonna (KR); 30 agosto – Fossato Del Castello, Barletta (BA); 10 settembre – Piazza Duomo, Prato; 12 settembre – Piazzale Melli, Langhirano (PR).

I The Kolors si formano nel 2010 e sono: Stash Fiordispino (voce, chitarra, basso e synth), Daniele Mona (synth e percussioni) e Alex Fiordispino (batteria e percussioni). Presto cominciano a farsi conoscere suonando sia in Italia che all’estero fino ad aprire i concerti di artisti internazionali come Paolo Nutini, Gossip, Hurts e Atoms for Peace.

(Da ilmattino.it)

Laura Antonelli, senza clamore

 

 

Laura Antonelli è morta senza tanto pubblico intorno. Non era più il tempo. Non era più il caso. Eppure è morta meglio di come moriranno tanti che si dispiacciono del suo stato di abbandono, ne approfittano per trovare belle parole e rammaricarsi, dimenticandosi di un fatto: che lei era lei, proprio così, e se le volevi bene non la molli perché sta male, e poi ha fatto scelte strane, ma in fondo sue, tutte sue.

Accidenti lei alla fine era contenta così. È morta felice, ha detto. Non lo sappiamo se sia vero. Ma meglio morire così, senza nessun ipocrita intorno, con tre-amici-tre da chiamare al telefono, una fede fanciulla in Gesù e in Dio che lei chiamava «papino», che diventare decrepiti e riveriti, con ospiti a tavola preziosissimi, con la gente in coda per venire a casa tua, e scoprire che in realtà – ma solo dopo morta – non ti voleva bene nessuno e anche i tuoi cari si sbraneranno per l’eredità.

Il libro più crudele dell’anno è quello dedicato alla donna più potente e ricercata di Roma, Maria Angiolillo, oggi diventata best-seller suo malgrado, con gli altarini esplorati insieme agli scheletri dell’armadio ( La signora dei segreti. Il romanzo di Maria Angiolillo. Amore e potere nell’ultimo salotto d’Italia , di Candida Morvillo e Bruno Vespa).

In realtà sotto sotto lo sappiamo dove sta il bene. E quale vita è giusta e buona. In questi giorni qualcuno mi dica se non ha invidiato le persone nominate nel biglietto lasciato da Laura Antonelli che era povera, poverissima, ma non era affatto incapace di intendere e volere, tant’è che è stata capace di riconoscere la gratuità e l’affetto senza tornaconto. I carabinieri hanno trovato un biglietto con alcuni nomi e accanto i numeri di telefono: «Se ho bisogno di qualcosa, cercate Lino Banfi, Claudia Koll, Gino Ciogli e mio fratello Claudio». Qualcuno di cui aveva il numero di telefono e sapeva che sarebbe corso da lei l’aveva.

Povera, sola, ma con numeri di telefono sicuri, buoni. È morta a terra con il Vangelo in mano. «Voglio andare da Gesù», sono le ultime parole che il prete ricorda. Era di una bellezza strepitosa. Risorgerà ancora più bella.

Raffaele e il nuovo album

Raf Sono ioPer raccontare l’amore ci vuole delicatezza e poesia, ma per reinventarsi e lanciare successi, anno dopo anno, serve sensibilità e passione. Un mix vincente che Raf possiede di certo, tanto che lo spazio di tempo tra la pubblicazione di un album e l’altro, lascia i tanti fan italiani in trepidante attesa, pronti ad ascoltare quando la novità sarà annunciata. E’ accaduto di nuovo: Raffaele Riefoli ha confermato che il 30 giugno 2015 arriverà il nuovo album. Del resto, c’era stato troppo silenzio dall’ultima fatica discografica dal titolo Numeri. Ben quattro anni. Inutile dire che sui social si sono scatenati tantissimi commenti di grande entusiasmo da parte di chi ascolta i suoi pezzi da anni, interpretandone il messaggio positivo contenuto tra le rime. Prosegue, intanto, “Sono Io Tour 2015” che vedrà Raf venerdì 15 maggio all’Atlantico Live di Roma. L’artista ha annunciato che durante il concerto verrà girato il video del suo nuovo singolo “Rimani tu”, secondo singolo preceduto dal brano Come una favola (presentato al Festival di Sanremo 2015) che ha segnato il ritorno di Raf sulle scene.

Giorgia Conti, giornalista web

Christopher e la musica

Lee

A distanza di alcuni giorni dalla sua scomparsa, si vuole volgere ancora un pensiero all’inossidabile ‘Conte’, ovvero, Christopher Lee. L’attore, al momento del fatto, era ospite presso il Chelsea and Westminster Hospital di Londra. Dopo il 27 maggio scorso, data del suo compleanno, il ‘Conte’ aveva accusato problemi di salute. I medici lo avevano ricoverato a causa di problemi cardiaci.

Christopher Lee è stato un mito: nessuno, probabilmente, ha incarnato con tanta precisione il Signore dei lupi e della Transilvania boscosa e cupa. Vlad Dracul, il protagonista presentato dal romanziere Bram Stoker nel suo libro di maggiore successo, ovvero Dracula, ‘aveva’ la sua faccia, non vi è alcun dubbio. Tuttavia, l’ombra inquietante di questo personaggio romantico e tenebroso, non deve far dimenticare le altre prove cinematografiche di questo grande attore.
Nel Signore degli Anelli è stato un superbo stregone Saruman: lo si ricorderà con gli occhi scintillanti sulla stele di pietra nel vento di tempesta. La torre che lo ospitava era altissima. Anche Lee, del resto, apparteneva alla stirpe degli altissimi: insieme al suo profondo timbro vocale, proprio la sua notevole altezza lo aveva fatto preferire ad altri per il ruolo di Dracula. Oltre, va da se, all’ovvio talento recitativo. Lee è intervenuto anche nel film Lo Hobbit.
Invece in Guerre Stellari interpreta Dooku, un altro conte: un titolo nobiliare che porta gran fortuna a Christopher Lee. D’altra parte il sangue nobile gli scorreva nelle vene: sua madre era la marchesa Estelle Maria della famiglia Carandini, sfolgorante bellezza di terra italica. Suo padre era un militare dell’esercito inglese. Nonostante il divorzio, la madre volle dare a tutti i costi a Christopher e a sua sorella Xandra, un’educazione artistica importante.

Ma, per ritornare al suo massimo personaggio di successo, pare che Christopher Lee non fosse particolarmente legato a questa figura. Anche per Lee il rischio di restare ingabbiato in un unico personaggio, come capita a tutti gli attori che hanno successo in un preciso ruolo, ha avuto un chiaro peso. Comunque l’attore minimizzava e andava avanti con Vlad Dracul: la cappa nera e gli svolazzi di pipistrelli lo hanno visto ben 11 volte protagonista indiscusso.
Aveva debuttato nel 1948 per la regia di Terence Young nel film Il Mistero degli Specchi. Il successo arriverà dieci anni dopo, proprio con Dracula il Vampiro. Tuttavia la sua carriera lo ha visto oltre che vampiro anche mostro, avventuriero, detective, assassino, stregone e cardinale. Sicuramente si è specializzato nel cinema di genere, dall’horror al fantasy: in tutti questi campi ha disegnato personaggi immortali.

Ma i suoi interessi non si limitavano all’area meramente professionale. Era appassionato melomane, collezionista d’arte, e cantante; si è cimentato perfino nel metal. Il suo sguardo critico si posava ironicamente, a volte, sulle nuove leve e sulla società e rifletteva: “Fare l’attore è diventato un sogno comune. Tutti vogliono essere attori, ma essere un attore sul serio è il mestiere più duro del mondo”. Un giudizio emesso da un ironico osservatore del grande circo che si agita sul pianeta Terra.

Massimo Albertini, blogger

Il Piccio e la mostra milanese

Francesco Luigi Maspes cura una delle più interessanti mostre del 2015, quella che vede come primo attore Il Piccio, una definizione che, perlomeno da un punto di vista della significazione, tende a sminuire la statura artistica di questo fuoriclasse dell’Ottocento. Il vero nome del pittore era Giovanni Carnovali.

Fra i suoi committenti vi si trova la borghesia capitalistica. Questa è costituita dai nuovi esponenti di una classe in evoluzione che, a causa proprio delle origini squisitamente popolane, con difficoltà riescono apprezzare in pieno il verbo artistico di Giovanni. Tuttavia, il nostro porta avanti una sua precisa maniera di fare pittura.

Di quest’epoca romantica la Storia non fa mistero dell’attenzione che la nuova classe in ascesa spenda verso il dio denaro. Benessere, ricchezza, soldi, lusso: sono questi i valori che trovano attenzione e sollecitudine verso la loro conquista. Perché quest’affanno verso questi simboli? E’ presto detto: per ottenere il rispetto degli altri simili. Già, ma questa classe proveniente dal basso come poteva librarsi verso l’alto essendo dotata di ali di rozzo cartone e abituata, sino alla sera prima, a dire ‘sissignore’ all’aristocrazia? Quest’ultima, va da se, vedeva i nuovi grezzi ricchi con il fumo negli occhi. Disprezzavano questa gente che il giorno urlava al mercato del pesce e la sera contava i riflessi dorati delle monete che, sparse su un tavolaccio che testimoniava la povertà primitiva, aumentavano di volta in volta. Questa idiosincrasia era conosciuta dagli stessi borghesi che, pur di appartenere all’elite, studiavano mosse nobilitanti. E cosa poteva rendere più nobile di un ritratto che affidasse all’eternità l’espressione di uno che si è fatto tutto da solo? Ecco, quindi, fiorire nell’Ottocento un buon numero di ritrattisti.

Alcuni di questi artisti diverranno immortali grazie a questa tensione che i nuovi ricchi sentono nella loro psiche. Uno di loro è Giovanni Carnevali detto, per l’appunto, il Piccio. Tuttavia, nell’artista Piccio, l’aspetto meramente lavorativo legato alla pur complicata capacità di carpire la psicologia del ritrattato, non si è mai limitato a ciò che era stato contrattato. Il Carnovali andava oltre la richiesta del committente. La sua tecnica era innovativa, sciolta, liquida. Si sarebbe detto una sorta di gorgoglio di pennellate in cerca di un riposo mai trovato, ma tuttavia produttore di curiosità nel riguardante l’opera finita. Verosimilmente è lecito sospettare che tra i contemporanei il Piccio abbia avuto meno fortuna di quella che meritasse; sia tra i committenti sia tra gli appassionati d’arte dell’epoca. Non è incredibile questa tesi. Basti andare un attimo al di là del suo spettro di soggetti e osservarli con uno sguardo indagatore: ritratti, testi sacri, mitologia, pittura del passato. Certo, temi usati da tanti pittori della sua età storica, ma pochi di loro possono essere accomunati a quel trampolino artistico che avrebbe lanciato le Avanguardie storiche del primo 900: l’Impressionismo. Le pennellate di Piccio anticipano le ‘sciabolate’ pittoriche di Boldini. Così come, se si è abbastanza attenti, non è difficile rilevare nel Piccio un’evoluzione che parte dal 600 di Franz Hals. E, in tutta franchezza, non è poco per uno che si chiama semplicemente il Piccio. La mostra, presente a Milano alle Gallerie Maspes, è aperta dal 29 maggio al 28 giugno e si avvale dell’apporto della Società delle Belle Arti ed Esposizione Permanente.

Il trading on line, questo sconosciuto

 

Anche se circa sei milioni di italiani hanno oggi un conto bancario online che offre l’accesso al trading online, non tutti sanno di cosa si tratta e ancor meno lo usano. Trading online è un’espressione anglosassone (ma gli inglesi lo chiamano “online trading”) che significa “negoziazione digitalizzata”, ovvero negoziazione telematica di titoli finanziari. È un servizio fornito da società finanziare autorizzate da Consob che consiste nel mettere a disposizione dei clienti privati un programma per computer (o piattaforma) che, attraverso la connessione a Internet, permette di visualizzare i titoli presenti su numerosi mercati borsistici italiani ed esteri, e di acquistarli e venderli nel giro di pochi centesimi di secondo. Queste società sono chiamate “broker online” (intermediari digitali) e chiedono una commissione su ogni ordine di acquisto e di vendita inviato in Borsa. I broker possono essere banche e offrire quindi anche servizi bancari come conti remunerati, carte di credito, prestiti, mutui e altro, oppure essere Sim o società estere specializzate nel solo trading online di Andrea Fiorini – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/1ju8B

A Cannes 2015 è tutto rosa

 

Chaterine Deneuve

I politici dicono che la crisi che attanaglia il mondo occidentale si sta allontanando. E’ una buona notizia. Ammesso che sia vero. Ciò che invece è sicuro, è che la la 68esima edizione di Cannes è incamminata e, fra qualche giorno,  si potranno tirare le somma sul suo valore di vetrina che testimonia lo stato attuale dell’arte cinematografica attuale.  Il film che ha aperto è stato La tete haute di Emmanuelle Bercot; chiuderà invece Ice and the sky di Luc Jaquet. Il festival di Cannes si svolge fra il 13 e il 24 maggio 2015. A rappresentare la penisola italica ci sono tre film: Paolo Sorrentino porta Youth – La giovinezza; Nanni Moretti presenta Mia madre, e infine, Matteo Garrone col Racconto dei racconti. Fra queste tre opere, così prevede il quotidiano The indipendent, Youth – La giovinezza dovrebbe essere il film italiano più favorito per la vittoria finale. Tuttavia, per adesso, è solo un bel pronostico. Comunque fra i film capaci, sempre secondo il quotato The indipendent, di portare a casa la vittoria finale, fanno figura The lobster del regista greco Yorgos Lanthimos – commedia con Rachel Weisz e Colin Farrel – poi Sicario, ovvero e visto il titolo italiano, un film che parla di mafia attraverso la tecnica del thriller – regista Denis Villeneuve . Tra i favoriti trova spazio anche Umimachi diary (Our little sister) di Hirokazu Kore – Eda Hirokazu, che invece sfrutta la sceneggiatura legata al dramma.

I fratelli Coen – Joel ed Ethan – hanno il compito di presiedere la giuria che assegnerà l’ambita Palma d’oro. Fanno parte della giuria anche attori del calibro di Jake Gillenhaal e Sienna Miller.

Questa edizione 2015 si caratterizza per la numerosa presenza di quote rosa. Seppure le figure dedite alla regia non siano particolarmente numerose, l’elenco delle protagoniste invece mette in primo piano l’aspetto partecipativo al femminile.

Il red carpet 2015 è popolato da molte figure femminili e importanti della cinematografia mondiale. Qualche esempio? Intanto Chaterine Deneuve proprio nel film che apre le danze, La tete haute. Poi, senz’altro si può passare a Charlize Theron. L’attrice, con il film fuori concorso Mad Max: Fury Road e insieme a Tom Hardy, è stata già riconosciuta negli States come eroina di un ‘capolavoro femminista’. Cate Blanchet e Rooney Mara si muovono all’interno delle scene di Carol, di Todd Haynes. La già citata Rachel Weisz è legata al film fantascientifico The lobster. Emily Blunt trova la sua dimensione di attrice nell’ambiente dei trafficanti di droga – nei panni di una poliziotta – che Denis Villeneuve ha previsto nel suo film, Sicario. Per Justin Kurzel, nel film Macbeth e in versione western, troviamo Marion Cotillard. Prima è stato citato il tema delle registe: in questo Cannes 2015 c’è anche qualche debutto. Ad esempio – con il film Una storia d’amore e di tenebra – si può segnalare il nome di Natalie Portman che fa recitare Amos Oz fuori concorso.

I film in lizza sono 19, ecco i titoli:

Carol di Todd Haynes

Chronic di Michel Franco

Dheepan di Jacques Audiard

Il racconto dei racconti (The tale of tales) di Matteo Garrone

La loi du marché (A simple man) di Stéphane Brizé

Louder than bombs di Joachim Trier

Macbeth di Justin Kurzel

Marguerite et Julien di Valérie Donzelli

Mia madre di Nanni Moretti

Mon roi di Maïwenn

Nie Yinniang (The assassin) di Hou Hsiao Hsien

Saul fia (Il figlio di Saul), László Nemes

Shan He Gu Ren (Mountains may depart) di Jia Zhang-Ke

Sicario di Denis Villeneuve

The lobster di Yorgos Lanthimos

The sea of trees di Gus van Sant

Umimachi Diary (Our little sister) di Hirokazu Kore-Eda Hirokazu

Valley of love di Guillaume Nicloux

Youth di Paolo Sorrentino

Una band, un cantautore: canzoni ispirate alla cronaca

Dal 21 marzo è possibile ascoltare un bel brano dalle tipiche sonorità rock ballad, “McDonalds’s Angel”. La canzone, scritta e presentata dal cantautore emiliano Mimmo Parisi, è, per certi versi e intenti, accomunabile a una canzone degli Stadio, “La mia canzone per te”. Questo ultimo brano faceva parte dell’album “Diluvio universale” del 2009, lavoro che vede un apporto importante di scrittura da parte di Vasco Rossi.

Una canzone, “La mia canzone per te”, che non era stata scritta espressamente per Eluana Englaro, come dichiarato da Curreri, ma di fatto dedicata a lei in tutti i loro concerti. Infatti, in una intervista di qualche tempo fa, Curreri ha espresso “che parla dell’amore per chi siamo costretti a lasciare per sempre e quindi, in questa canzone, ci sentiamo un po’ tutti Beppino Englaro, padre di Eluana, la giovane donna lecchese rimasta in stato vegetativo per oltre 17 anni e dichiarata morto il 9 febbraio 2009”.

“McDonalds’ Angel” ha gli stessi intenti e attinge allo stesso humus: i fatti della società, la cronaca. Poi, non ci vuole molto a notarlo, i caratteri delle due storie, quella di Eluana Englaro, nel 2009, e quella di Tugce Albayrak, ragazza deceduta in seguito a un’aggressione nel 2014, sono simili nella loro drammaticità.

Agli Stadio e a Mimmo Parisi, va sicuramente il plauso per il loro impegno profuso, anche in direzioni diverse dall’ordinario aspetto commerciale previsto per la pubblicazione dei dischi.
Trovate il link per il download di “McDonalds’s Angel”qui:

Giorgia Conti, giornalista freelance

Gli Ash tornano a maggio

 
 
Tornano gli Ash con ‘Cocoon’, due minuti e mezzo di puro power pop, il primo singolo tratto dall’imminente nuovo album ‘Kablammo!’ che uscirà il prossimo 26 Maggio 2015 su earMUSIC.
L’album arriva a 8 anni di distanza dal precedente Twilight Of The Innocents, annunciato originalmente come l’ultimo album in carriera per la band britannico.
“Sono gli Ash in tutto il loro splendore” dice il batterista Rick McMurray. “Un muro di chitarre con una scarica di adrenalina e un pizzico di melodia”. 
Il titolo del nuovo lavoro, “Kablammo!”, riassume tutto l’entusiasmo che gli Ash hanno provato “a ritrovarsi tutti nella stessa stanza a comporre nuova musica. Lo si può sentire in ogni singola canzone.”
Gli Ash presenteranno le canzoni di ‘Kablammo!’ in alcune date in Europa quest’estate.

kablammo

(Notizia dalla rete, a cura di Giorgia Conti)

Ramazzotti news

Eros Ramazzotti ha annunciato a sorpresa che nella primavera dell’anno prossimo uscirà il suo nuovo album e che da settembre partirà l’“Eros Ramazzotti World Tour 2015”.

Il calendario della tournée prevede una data zero a Rimini il 12 settembre a cui seguiranno altri 22 appuntamenti internazionali: il 16 e 18 settembre all’Arena di Verona, il 22 a Lubiana in Slovenia, il 24 a Belgrado in Serbia, il 26 a Sofia in Bulgaria, il 29 a Cracovia in Polonia, il 5 ottobre a Zurigo in Svizzera, il 7 e l’8 a Milano, il 12 a Firenze, il 14 e il 16 a Roma, il 20 a Bologna, il 22 a Monaco di Baviera in Germania, il 24 a Mannheim in Germania, il 26 e il 27 a Bruxelles in Belgio, il 30 a Praga in Repubblica Ceca, l’1 novembre a Colonia in Germania, il 3 ad Amsterdam in Olanda, il 5 a Stoccarda in Germania e il 7 a Torino.

I biglietti saranno acquistabili dalle 12.00 di domani, giovedì 11 dicembre.

Lo show sarà arricchito della presenza di musicisti internazionali e proporrà, per la prima volta, anche i nuovi brani dell’album che sarà pubblicato nel 2015.

Qui l’articolo originale: http://www.radioitalia.it/news/eros_ramazzotti/tour/9426_eros_ramazzotti_nel_2015_un_nuovo_album_e_un_tour_internazionale.php

 
 

Scuola 2015, è l’ora dei concorsi

scuola insegnanti

Assunzioni di 150mila insegnanti a settembre 2015 azzerando le Graduatorie dei precari storici, nuovo concorso per docenti nel 2015 e a partire dal 2016 si potrà diventare docenti di ruolo solo tramite concorsi pubblici. Queste in breve le grandi novità della scuola presentate dal Premier Matteo Renzi e illustrate nel dettaglio in un documento con le linee guida della riforma.

Cerchiamo di fare chiarezza sulle nuove assunzioni e di spiegarvi nel dettaglio come sarà strutturato il concorso docenti 2015, chi potrà accedere e quali sono i tempi.

NUOVE ASSUNZIONI

Come avverranno le nuove assunzioni? Negli ultimi anni sono state realizzate per il 50% da concorso e per il 50% da GAE. Con il piano straordinario la regola cambierà e nel 2015/ 2016 le assunzioni avverranno per il 90% dalle GAE e per il 10% da concorso in modo tale da azzerare completamente le graduatorie in essere di circa 148 mila iscritti. In sostanza sarà prevista una eccezione al principio per il quale le assunzioni nel pubblico impiego possono avvenire solo tramite concorso e trattandosi di un caso straordinario, questo interesserà solo l’anno scolastico 2015/2016 (con modifica di legge).

Poi, dal 2016 in avanti (2017, 2018, 2019) le assunzioni avverranno al 100% da concorso. Il nuovo concorso insegnanti 2015 sarà indispensabile per sostituire i docenti che via via andranno in pensione a partire dall’anno 2016 (perchè non sarà più disponibile nessuna riserva storica da cui attingere) e in questo modo ci sarà spazio per i giovani. Quello proposto è un piano di assunzioni nella scuola che non ha precedenti nella storia della Repubblica italiana.

IL MAXI CONCORSO 2015, I NUMERI

Il concorso sarà bandito nella primavera del 2015 per 40mila assunzioni di personale che faranno riferimento al triennio 2016 – 2019. Permetterà a chi in questi ultimi anni ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento di ottenere una cattedra con posto fisso.

Quali sono i numeri? Il MIUR ha stimato un turnover di circa 13/14 mila docenti all’anno, quindi il maxi concorso 2015 servirà per coprire 40 mila posti di lavoro del triennio 2016-2019. In sostanza il concorso del 2015 sarà bandito per un numero di posti pari a quasi 4 volte il numero di posti banditi dall’ultimo concorso del 2012.

Inoltre, coinvolgerà tutte le Regioni e tutte le classi di concorso, così da far decadere graduatorie concorsuali storiche che in alcuni casi sono datate quasi 25 anni. Si stima che parteciperanno quasi 200 mila candidati, aspiranti insegnanti. 

Quanto costerà questa operazione? Molto, 3 miliardi di euro stimati e le coperture finanziarie devono ancora essere definite. Nel tempo però ci sarà un risparmio grazie all’abolizione delle supplenze, infatti non ci sarà più soltanto l’organico di diritto ma anche l’organico funzionale. In cosa consiste? In pratica gli insegnanti dell’organico funzionale (che saranno comunque assunti) avranno il compito di sostituire colleghi assenti oppure daranno supporto a questi ultimi nei passaggi più impegnativi del percorso scolastico o copriranno il tempo prolungato / tempo pieno nelle scuole.

(Qui, il link all’articolo originale: http://www.ticonsiglio.com/concorso-docenti-2015-cosa-sapere/)

McDonalds’s Angel, una ballad per una ragazza eroica

 
Tugce Albayrak
 
Comunicato stampa
 
Articolo di massimoalbertini in data 21-03-2015
 
STELLEDICARTA & ALICERECORDS annunciano il nuovo singolo di MIMMO PARISI, sensibile cantautore e chitarrista bolognese!
Il lavoro si intitola “McDonalds’s Angel” ed è già disponibile sulla rete. Il nuovo singolo di PARISI è stilisticamente ispirato al sound nobile degli 80′s, ma, come avviene sempre per i fuori classe, il rimando a un certo modo di concepire gli arrangiamenti e i suoni è più un suggerimento per gli ascoltatori che una rigida linea guida per chi, come PARISI, scrive e propone musica. Semplificando, quindi, si può dire che siamo di fronte a un genere influenzato dal neoclassicismo di marca chitarristica (vedi Malmsteen) e, nel complesso, a un Hard Rock che risente ampiamente delle temperie sociali di questi primi anni di terzo millennio.“McDonalds’s Angel” è, da un punto di vista testuale, una canzone nata come reazione a una notizia balzata sulla rete alla fine dell’ennesimo annus horribilis – ormai dal 2007 è l’unico modo per definire i 365 giorni che si alternano nel nuovo secolo senza grandi soluzioni sociali -, ovvero, quell’evento che ha avuto come protagonista una ragazza che il popolo della rete ha definito come “L’angelo del McDonalds”.
Il fatto è, purtroppo, drammatico: due ragazzine di 13 e 16 anni, a Offenbach, in Germania, subiscono apprezzamenti non richiesti da un gruppo di giovani balordi; una ventiduenne, Tugce, le difende e, all’uscita dal locale, viene aggredita e ridotta in fin di vita.
MIMMO PARISI, cantautore indipendente, di tutta la vicenda e con infinito rispetto per la tragedia, ne ha fatto un brano struggente e nello stesso tempo, senza pretese.
Questa è una canzone fatta e presentata in punta di piedi; PARISI abbandona ai flutti della rete, come una specie di messaggio in bottiglia, le parole e le note di questo brano. Voto: 9, per la realizzazione e, soprattutto, per l’attenzione agli eventi che contano in questa società che dimentica presto, e senza trarre un insegnamento dalla bufera che gli gira intorno.

Qui il download:
https://www.jamendo.com/en/track/1210127/mimmo-parisi

Youtube site: https://www.google.it/#q=mimmo+parisi+youtube
Artist distribution: https://www.jamendo.com/it/artist/422708/mimmo-parisi
Label facebook: https://www.facebook.com/search/results.php?q=Mimmo+Parisi&init=public
Song’s Words: http://www.testitradotti.it/canzoni/mimmo-parisi
Reverbnation: http://www.reverbnation.com/mimmoparisi

Steve Vai, nuovo album

Steve Vai, il nuovo album “Stillness in Motion: Vai Live in L.A.” in uscita il 6 aprile 2015

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Uscirà il 6 aprile 2015 “Stillness in Motion: Vai Live in L.A.“, il primo dei progetti catalogici di Steve Vai che vedranno la luce nel corso dell’anno grazie al nuovo contratto stipulato con la Legacy Recordings.

Il set, disponibile in edizione composta da 2 CD o 2 DVD, contiene le registrazioni del concerto tenuto il 12 ottobre 2012 al Club Nokia di Los Angeles durante il “Story of Light World Tour“, che aveva visto il leggendario chitarrista impegnato per due anni interi: “affermare che questo tour è stata un’esperienza formidabile sarebbe un po’ come dire che il sole è caldo,” si legge tra le note personali di Vai.

Proprio a quel tour nella sua interezza è dedicato parte di uno dei due DVD, contenente “The Space Between Notes (Tour Mischief)“, una sorta di diario di bordo della durata di tre ore e mezza che documenta, con filmati on-stage e off-stage, riprese dietro le quinte e contenuti video esclusivi la lunga tournée composta da ben 253 live in 85 paesi (Italia inclusa) seguita alla release dell’ultimo studio album “The Story of Light“.

Il nuovo accordo tra Vai e la divisione della Sony, su cui Vai aveva già pubblicato a cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila, prevede anche l’uscita di materiale inedito, sebbene ancora non si conoscano dettagli precisi su un nuovo album del musicista.

“Stillness in Motion: Vai Live in L.A.” – Copertina & Tracklist

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2CD Edition

Disc 1
01. Intro/Racing the World
02. Velorum
03. Band Intros
04. Building the Church
05. Tender Surrender
06. Gravity Storm
07. Weeping China Doll
08. John the Revelator
09. The Moon and I
10. The Animal
11. Whispering a Prayer
Disc 2
01. The Audience Is Listening
02. Rescue Me or Bury Me
03. Sisters
04. Treasure Island
05. Salamanders In the Sun
06. Pusa Road
07. Frank
08. The Ultra Zone (CD Version)
09. Build Me a Song L.A.
10. For The Love of God
11. Taurus Bulba

2DVD Edition

Disc 1
01. Intro/Racing the World
02. Velorum
03. Band Intros
04. Building the Church
05. Tender Surrender
06. Gravity Storm
07. The Trillium’s Launch
08. Weeping China Doll
09. John the Revelator
10. The Moon and I
11. The Animal
12. Whispering a Prayer
13. The Audience Is Listening
14. Where Are We
15. Rescue Me or Bury Me
16. Sisters
17. Treasure Island
18. Beastly Rap
19. Salamanders In the Sun
20. Pusa Road
21. Earthquake Sky, Drum Solo
22. I’m Tired
23. The Ultra Zone
24. Frank
Disc 2
01. Build Me a Song L.A.
02. For the Love of God
03. Taurus Bulba
Story of Light Tour: The Space Between the Notes (Tour Mischief)
04. Leg 1 (Rehearsals/USA)
05. Leg 2 (Europe/Eastern Europe)
06. Leg 3 (Vegas/Netherlands/Russia/Ukraine/Europe)
07. Leg 4 (Australia/NZ/Indonesia/China/S. Korea/Japan/Taiwan/Thailand)
08. Leg 5 (Europe…again)
09. Leg 6 (USA…again)
10. Leg 7 (Mexico/South America/China)
11. Leg 8 (Vegas/Singapore/Malaysia/Israel/Europe/Russia/Ukraine)
12. Leg 9 (USA/St. Barths/Japan/France/Poland)

Un 007 per la Bellucci

James Bond ha colpito di nuovo: c’è anche Monica Bellucci nel ricchissimo cast di Bond 24, titolo poi aggiornato a Spectre,  come è stato annunciato dagli Studi di Pinewood fuori Londra dallo stesso regista insieme alla produttrice Barbara Broccoli: “Interpreterà Lucia Sciarra”, ha rivelato Mendes. La presenza della Bellucci, 50 anni compiuti il 30 settembre, si spiega anche perché una parte del nuovo film sarà girato in Italia, dove la troupe del film arriverà il 19 febbraio per un lungo periodo di riprese (fino a marzo) a Roma.

Video

Monica Bellucci sarà nel cast del nuovo film di James Bond, intitolato “Spectre”. Ad annunciarla, in diretta streaming, il regista della 24esima avventura di “007”, Sam Mendes
Tre anni dopo il successo di Skyfall, più di un miliardo di dollari di incasso globale, arriverà nei cinema di tutto il mondo nell’ottobre 2015 il nuovo capitolo della saga di James Bond. Per la quarta volta a vestire i panni dell’agente nato dalla fantasia di Ian Fleming Daniel Craig, il biondo attore inglese che dopo aver vinto tutti i pregiudizi sul suo physique du role, deve a Bond la consacrazione a divo mondiale. 

Confermato nel ruolo del cattivo Christoph Waltz, due volte premio Oscar come attore non protagonista in Bastardi senza gloria e Django Unchained, entrambi di Quentin Tarantino. Gli altri componenti del cast sono Ben Whishaw, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Andrew Scott, Dave Bautista e Naomie Harris. Il regista è per la seconda volta l’inglese Sam Mendes, premio Oscar per American Beauty, che aveva già firmato l’ultimo capitolo della saga. In occasione della rivelazione del titolo si è anche vista la nuova macchina che Bond guiderà: l’Aston Martin DB10.

Ancora sconosciuta la trama del film anche se l’atmosfera del nuovo capitolo si può cogliere dalla dichiarazione del regista che, in un primo momento aveva deciso di rinunciare al secondo 007 e poi ha cambiato idea, “Cosa stiamo cercando di fare e il pubblico sembra averlo apprezzato in Skyfall, è permettere per la prima volta ai personaggi di invecchiare. E’ come se fossero in qualche modo consapevoli del passare degli anni e anche del valore storico della saga di cui fanno parte. L’orgia della nostalgia, il rumore del pubblico che si siete all’anteprima tutto questo mi ha fatto venire voglia di farlo di nuovo. Perché è il ragazzino dodicenne che è in me che ama quel momento”.

Video

Brivido, azione, ironia e romanticismo: tutti gli ingredienti del successo di James Bond sul grande schermo in questa rassegna di tutti gli “007”, da Sean Connery a Roger Moore, da Timothy Dalton e Pierce Brosnan a Daniel Craig

Le riprese del ventiquattresimo film di James Bond, il primo era 007 – Licenza di uccidere del 1962 con Sean Connery, inizieranno tra quattro giorni in Inghilterra e poi si sposteranno oltre che in Italia anche in Messico, Marocco, e nelle montagne austriache di Soelden.

Notizie raccolte da Giorgia Conti, giornalista

Facchinetti dei Pooh

Se l’è cavata con due fratture, al polso e alla tibia, anche se inizialmente il figlio Francesco aveva detto che “non si era fatto nulla”. Roby Facchinetti è caduto dal palco durante le prove di “The Voice” e Francesco sui social ha raccontato la disavventura. “Diciamo che ha voluto iniziare col botto – scrive Francesco – Ci vediamo in TV. FORZA PAPA’, il TeamFach ha bisogno del suo capitano”.

Sempre su Facebook Francesco ha sottolineato: “Ci tengo a spiegare cosa è successo prima che partano versioni fantasiose sull’accaduto. Ieri eravamo alle prove di The Voice. Durante un’esibizione mio padre è caduto in una botola di fianco al palco. E’ stato soccorso e lo abbiamo portato in ospedale. Credevamo non si fosse fatto niente ma, purtroppo, ha avuto delle lesioni al polso e alla gamba. Oggi è stato operato immediatamente alla tibia e ora sta bene. Nella sfortuna poteva andare molto peggio”.

Francesco tra l’altro, via Twitter, è sembrato persino preoccuparsi più degli altri che di papà. Si è infatti scusato con tutti perché le prove erano state sospese, ma siamo sicuri che il povero Roby non lo ha certo fatto apposta…

Drake, il cantante di Pink Moon

Nicholas Rodney (“Nick” Drake) è stato un cantautore inglese.

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Con qualche mese di ritardo, ricordiamo uno dei più graditi testi pubblicati nell’anno 2014. Ci voleva un libro per tornare a parlare di Nick Drake. A raccontare, con i crismi dell’ufficialità, la sua storia, è Remembered for a while, in uscita a novembre in Inghilterra per John Murray, in occasione del quarantennale della scomparsa del songwriter britannico, ma la notizia già ha fatto parecchio rumore, accompagnata com’è da un ulteriore annuncio.
L’edizione deluxe del volume include un vinile con quattro brani tratti da una incisione per la Bbc – una delle leggendarie session radiofoniche trasmesse da John Peel – che si pensava perduta, risalente al 1969, anno in cui Drake debuttava con l’album Five Leaves Left e stava lavorando alle canzoni del disco successivo, Bryter Layter.
L’ARTISTA DI CULTO. Perché tanto interesse? Perché Drake, morto 26enne il 25 novembre 1974 a causa di una overdose – non si è mai riusciti a stabilire con certezza se volontaria o meno – da antidepressivi, pressoché sconosciuto in vita, è diventato nell’ultimo ventennio l’archetipo dell’artista di culto adottato progressivamente da un pubblico sempre più vasto.
SOLO TRE ALBUM IN VITA. La morte di Drake non fu che un trafiletto a margine – letteralmente – della vulgata musicale principale, visto che i tre album incisi in vita, incluso il commiato del 1972 Pink Moon, disco per sola voce e chitarra di rarefatta e rassegnata bellezza, vendettero pochissime copie: lavori penalizzati dall’attitudine appartata dell’autore, che non concedeva interviste e aveva smesso di fare concerti, perché, ipotizza qualcuno, le insolite accordature utilizzate rendevano le pause necessarie tra un pezzo e l’altro troppo vulnerabili al chiacchiericcio.
PARLÒ DELLA GENERAZIONE. Non accettava di misurarsi con un pubblico distratto Drake, ma allo stesso tempo era animato dal bisogno di parlare alla sua generazione, di tradurre in termini che fossero comprensibili al maggior numero di persone il proprio sguardo visionario e ipersensibile; e anche ai posteri, viste gli innumerevoli indizi disseminati nelle canzoni: quasi come se sentisse, si spinge a dire qualcuno, che la sua fama avrebbe avuto inevitabilmente un destino postumo. Un dissidio interiore, tra incomunicabilità e bisogno di riconoscimenti, che lo porterà sulla strada della depressione, con flebili tentativi di uscirne – incluso un viaggio parigino per incontrare senza esito la cantautrice Françoise Hardy – interrotti tragicamente una notte d’autunno del 1974.
LE CANZONI NEGLI SPOT. Poi, nel 1979, usciva Fruit Tree, un box antologico che incominciò a far crescere il culto. Un passaparola a lungo discreto, diffuso tra gli appassionati e i colleghi che non avevano potuto conoscerlo in tempo reale per motivi anagrafici (tra i fan Kate Bush, Robert Smith, Paul Weller, Beck), fino a quando la Volkswagen, nel 1999, scelse una sua canzone, Pink Moon, e la utilizzò per lo spot della Golf.

I suoi possibili eredi: da Elliott Smith a Sufjan Stevens

Nato il 19 giugno 1948, Nick Drake è morto il 25 novembre 1974.Nato il 19 giugno 1948, Nick Drake è morto il 25 novembre 1974. 

Da quel momento in poi i tributi si sono moltiplicati, tributi in termini di discendenza artistica (l’acustico Pink Moon pietra di paragone per qualsiasi cantautore indipendente deciso a raccontarsi in intimo dialogo con la propria chitarra, e una serie sterminata di possibili eredi, consapevoli o meno di esserlo: Elliott Smith, Sufjan Stevens, Badly Drawn Boy), ma anche documentari (A Skin Too Few dell’olandese Jeroen Bervens, uscito nel 2000, e il televisivo Lost Boy del 2004, prodotto dalla Bbc con Brad Pitt, altro fan d’eccezione, nelle vesti di narratore) e, naturalmente, biografie, tra tutte quella imponente di Patrick Humphries.
PERSONAGGIO FRAGILE. Nel corso dell’ultimo decennio sono usciti anche materiali d’archivio, un paio di antologie pubblicate 10 anni fa, Made to love magic e A treasury, quest’ultima una raccolta di registrazioni adolescenziali casalinghe le quali hanno fatto venire il dubbio che ci si fosse spinti troppo in là nell’indagare la vita di qualcuno che aveva scelto di parlare solo attraverso le canzoni.
Un caso da manuale di sfruttamento mercantile del defunto? Non esattamente, poiché in ballo c’è senz’altro anche l’indecifrabilità e la fragilità del personaggio, l’enorme fascino esercitato da un animo imploso sul quale è stato (ed è) possibile fantasticare all’infinito.
SCONTRO SULLE INCISIONI. La fame di inediti non è comunque ancora cessata: è recente la notizia che alcuni nastri in possesso di Beverley Martin (vedova del folksinger John: entrambi furono tra i pochissimi confidenti di Drake), che avrebbero dovuto andare all’asta per alcune centinaia di migliaia di dollari, sono stati bloccati dai legali della famiglia del songwriter britannico, che hanno messo in discussione la proprietà delle incisioni.
Non sappiamo se quei nastri vedranno in qualche modo la luce, quel che è certo è che, per la prima volta, con Remembered for a while sembra palesarsi la necessità di ufficializzare il canone drakeiano.
LA SORELLA NEL PROGETTO. Gabrielle, sorella celebre negli Anni 60 per aver fatto parte del cast della serie televisiva Ufo, ha lavorato al progetto per sei anni, curando e selezionando i materiali inclusi testi di canzoni autografi e lettere alla famiglia, includendo le testimonianze del produttore-scopritore Joe Boyd e di Robert Kirby, il da poco scomparso arrangiatore dei primi due album.
Il tentativo di ‘storicizzare’ e canonizzare un lascito artistico che tuttavia molto difficilmente riuscirà a mettere la parola definitiva su una storia per sua natura sfuggente, enigmatica, aperta a molteplici chiavi di lettura.

Shadows per Dylan

Torna Bob Dylan con Shadows In The Night

In uscita il 3 febbraio 2015 in cd, vinile + cd ed in digitale

(ANSA) – ROMA, 9 DIC – “Shadows In The Night” è il titolo del nuovo album da studio di Bob Dylan in uscita il 3 febbraio 2015 in cd, vinile + cd ed in digitale per Columbia Records/Sony Music. Il disco contiene dieci brani prodotti da Jack Frost ed è, dopo Tempest pubblicato nel 2012, il 36esimo album da studio dell’artista americano. “Realizzare quest’album è stato un autentico privilegio” ha detto Dylan.

Sanremo volante

Volando si vince. Come molti pensavano, la macchina messa in moto per lanciare verso il cielo… il Volo, ha funzionato. Pronostico rispettato. Super favoriti fin dall’apertura della kermesse, i ragazzi de Il Volo trionfano al 65° Festival di Sanremo, battendo, con il 39% dei voti, Nek e Malika Ayane. Quest’ultima si è aggiudicata il Premio della Critica Mia Martini, mentre l’artista modenese si è portato a casa il riconoscimento per il Miglior Arrangiamento, dato dall’orchestra, e il Premio della Sala Stampa Lucio Dalla. Precedentemente, nel corso della lettura della classifica parziale si era verificato un vero e proprio giallo. Durante la lettura della graduatoria, la grafica è andata in tilt nell’annunciare la nona posizione, erroneamente attribuita a Nek anziché a Nina Zilli.

A quel punto Carlo Conti ha cercato di sdrammatizzare e prendere tempo, fino ad invocare un foglietto con la classifica trascritta a mano. Se la medaglia d’oro è finita al collo del trio figlio di “Ti lascio una canzone”, stupisce al contempo l’assenza sul podio dei cantanti reduci da “X Factor” ed “Amici”. Il talent di Maria De Filippi si è dovuto accontentare del quarto posto di Annalisa (miglior piazzamento), del settimo dei Dear Jack (ci si aspettava di più) e del penultimo di Moreno.

Da segnalare pure l’ultima posizione di Grazia Di Michele, che ad “Amici” è insegnante di canto. Sul fronte “X Factor”, sorrisi a metà per il quinto posto di Chiara. Decimo invece il campione dell’ottava edizione Lorenzo Fragola, che dai bookmakers veniva considerato un papabile vincitore. I due programmi avevano sfornato quattro vincitori negli ultimi sei anni (Carta nel 2009, Scanu nel 2010, Emma nel 2012 e Mengoni nel 2013).

Giudizio finale sulla musica presentata all’Ariston? Leggera, anzi, leggerissima. Così leggera che ha preso il Volo. Speriamo lontano.

Daniela Bersani, webber

Jack On Tour 2015: un altro viaggio all’insegna della musica

Pronto il Jack On Tour 2015, un altro viaggio all’insegna della musica

Lo start ufficiale sarà dato il 30 gennaio a Livorno, si finisce a Catania il 28 febbraio. E poi ci si rivede in televisione a marzo, con un documentario in sei puntate

 

Fuori dal garage il furgone di Jack On Tour inizia a rombare: tra poco sarà pronto per il suo giro d’Italia. E’  la quinta volta. Andrà in quattro città, dove farà otto showcase, quattro concerti principali e farà suonare 14 artisti. Si inizia con tre gruppi: The Zen Circus, Pan Del Diavolo e His Clancyness a Livorno.

Foto di Vivastreet.it Vendo "Il grande cielo"

Mimmo Parisi, il cantautore bolognese, ha commentato l’evento affermando di essere un grande sostenitore di questa manifestazione: – Era ora che la musica riprendesse un modo di presentarsi diverso dai talent che, superata la prima impressione positiva legata alla novità e alla leggenda della serie americana di Fame (Saranno famosi), ora sembrano solo delle scuole per imparare un mestiere! – ha detto. Inoltre, ha concluso – il Jack On Tour è partecipato, oltre che da musicisti che hanno bisogno del contatto diretto con la gente, anche da quei ragazzi che hanno ben presente che Fame era un serial tv e andava bene come tale, nella realtà scuole del genere non fanno altro che appiattire ciò che, per sua natura ,ha bisogno di muri da rompere: l’Arte indica non è indicata!.

Ecco le tappe del Jack On Tour:

30 e 31 gennaio. Livorno
The Zen Circus, Pan Del Diavolo e His Clancyness

5 e 6 febbraio. Milano
Selton & Friends e Roberto Dellera
Special guest: Dente, G. De Rubertis (Il Genio), Ghemon, Walzer Carluccio, Davide “Divi” Autelitano (I Ministri)

18 e 19 febbraio. Roma
Bud Spencer Blues Explosion e Roberto Angelini

28 febbraio. Catania
Le Luci Della Centrale Elettrica e Nicolò Carnesi

I musicisti e il loro furgone sono i protagonisti del Jack On Tour, che vive di jam session e incontri imprevedibili con i fan. Il viaggio sarà raccontato in sei puntate su DMAX a partire da marzo.

 

Parigi, Charlie Hebdo

Alle 17 di venerdì 9 gennaio di questo 2015 ancora echeggiante di vagiti, si conclude la corsa di due francesi e di un immigrato. Il loro è un addio definitivo e irreversibile. Non avevano accumulato molto tempo su questo pianeta: i due fratelli franco-algerini Cherif e Said Kouachi, avevano circa 30 anni. Pochi per aver potuto realizzare un progetto di vita che ci si aspetta da qualunque individuo che calchi il suolo della Terra. Probabilmente il loro giudizio non collimerebbe con quanto appena detto. Forse avrebbero ragione. Chi lo sa. Alla fin fine, dopo lo scellerato Al Qaida dell’11 settembre, toccherà a loro essere ricordati nei libri di storia. Quell’11 settembre del 2001, quando c’era l’“America under attack”, così titolarono molti giornali; ora è la volta della Francia e dell’Europa a essere “under attack”. Ecco il progetto di vita realizzato da Cherif e Said Kouachi: coltivare per 30 anni i loro corpi e le loro menti per spargere il terrore in Occidente.

Come si può vivere e prepararsi alla semina del terrore? C’è una logica che può essere condivisa, perlomeno scientificamente, psicologicamente? Probabilmente esiste una risposta soddisfacente a questa domanda, ma al popolo, alla gente comune che si rattrista per un lavoro che tarda ad arrivare, che si appassiona a un gol mancato, che si preoccupa per la bimba con la varicella e per tante altre ‘banalità’ che costituiscono la vita che scorre tutti i giorni, questa risposta sfugge. D’altra parte, non solo la logica dei terroristi è avulsa dalla gente, ma, per ironia della sorte, il terrore va a battere cassa proprio a loro: ecco quindi, in questo contesto, entrare in scena un altro vissuto invano, Amedy Coulibaly.

Questi, a quanto pare, ha tentato di mediare una soluzione di salvezza per i due fratelli. L’8 gennaio aveva ammazzato una poliziotta, un gesto assassino che sembrava non aver collegamento con gli attentatori di Charlie Hebdo. Purtroppo, come si è visto, le cose non stanno così. Infatti il 9 gennaio è entrato in un supermarket, ha fatto degli ostaggi, e ha ammazzato ancora.

Un trio e una storia, quella dei fratelli Cherif e Said Kouachi, e Amedy Coulibaly che, quando le ombre della sera invernale hanno iniziato a disegnarsi su Parigi, improvvisamente si è trovata all’ultima pagina. La pagina della fine. Le forze di polizia, le teste di cuoio e i loro dirigenti hanno rotto gli indugi e hanno attaccato. Non si poteva più temporeggiare. Il sole calava e la notte non avrebbe portato consiglio, questo hanno pensato in Francia.

“Matite spezzate”, ecco il crimine di Cherif e Said Kouachi, e Amedy Coulibaly. Hanno preso le matite occidentali e le hanno rotte con i loro proiettili. Dal luttuoso 11 settembre il terrorismo di marca islamica ha fatto grandi passi. Per quanto l’argomento sia negativo, bisogna riconoscere che questi terroristi hanno messo a fuoco cosa veramente possa abbattere un popolo: la distruzione della loro cultura. Una cultura che sa di penne che scricchiolano e matite odorose di legno. Una civiltà avanza nella Storia con saggezza, circospezione. E scrive; prende appunti con i suoi pezzetti di legno con l’anima di grafite. E con quella stessa grafite fa schizzi e disegna.

E COSA FACEVANO I GIORNALISTI E I VIGNETTISTI DI CHARLIE HEBDO SE NON SCRIVERE E DISEGNARE?

Hanno voluto spezzarle quelle matite, hanno voluto spezzare la libertà d’espressione che simbolizzano. Ecco quindi l’Occidente ferito a morte da tre progetti di vita mancati, e plagiati da menti lontane che gestiscono scuole di terrorismo esotico.

Diego Romero, webber

One Direction in concerto

I One Direction hanno salutato il nuovo anno da Los Angeles partecipando al “Dick Clark’s New Year’s Rockin’ Eve” con una live performance da brivido.
Iniziare l’anno con i One Direction è decisamente il miglior augurio per un 2015 fantastico. Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Liam Payne e Zayn Malik hanno partecipato alla diretta televisiva “Dick Clark’s New Year’s Rockin’ Eve” da Los Angeles. Il canale televisivo americano ABC ha organizzato due eventi live dalle due coste americane: mentre Taylor Swift ha fatto il botto a Times Square New York, i cinque ragazzi hanno salutato il nuovo anno dalla West Coast, dove si sono esibite anche Charli XCX e Iggy Azalea. I 1D sono saliti sul palco poco dopo la mezzanotte e sono stati presentati da Fergie, che ha scherzato con la band prima di farli esibire. I cinque ragazzi hanno conquistato il pubblico con hits come “Beautiful”, “Steal My Girl” e “Story Of My Life”.
 
Il cantautore bolognese Mimmo Parisi ha commentato che, mentre in Italia si festeggiava il Capodanno su RaiUno nel  modo classico, il pubblico americano ha iniziato il 2015 alla grande con i concerti organizzati dalla ABC sulle due coste americane. Da Los Angeles i One Direction, che sono anche stati brevemente intervistati prima di esibirsi – un’occasione in più per ringraziare i fan per il successo ottenuto fin’ora e per invitarli al nuovo On The Road Again Tour (dalla locandina equivoca), che per ora non tocca ancora l’Italia nonostante la mobilitazione dei Directioner italiani. I ragazzi sono apparsi molto rilassati, anche nel look. Mantenendo la loro solita armonia cromatica di base, ognuno ha sfoggiato il suo look affine alla personalità: Harry in total black slim fit come Zayn e Louis,Liam con un chiodo in pelle scamosciata grigia su nero e Niall con la camicia a quadri sulla canotta scollata. Non male come inizio d’anno, vero? Auguri! E auguri anche dal nostro connazionale Mimmo Parisi che annuncia, tra pochi giorni, l’uscita del suo nuovo album targato 2015.

“I can’t explain”, parola di Roger

Probabilmente gli invitati non hanno creduto ai loro occhi, e soprattutto alle loro orecchie, quando Roger ha chiesto se fosse possibile cantare un suo brano. Il Roger del quale si sta argomentando fa di cognome Daltrey e canta in una band chiamata Who. Insomma, è andata più o meno così. Capita che, a una festa di nozze qualcuno si impossessi del microfono e cominci a ‘regalare’ (quando va bene) i propri gorgheggi agli intervenuti. Se va male e il performer non è in gambissima, c’è sempre qualche coraggioso che prova a convincere il volenteroso e occasionale cantante a dedicarsi allo spumante. Diversamente, il ricevimento rischia grandi flessioni di gradimento. Tuttavia, nella situazione che stiamo trattando, c’è da giurare che in molti avrebbero gradito che l’inattesa esibizione fosse durata più a lungo.

Infatti, Roger Daltrey, la storica voce di una delle più grandi rock band mondiali, per l’appunto gli Who, recentemente è intervenuto inaspettatamente a un matrimonio. Per la cronaca, i due fortunati sono Susan e Carl Smith. Il vocalist è salito sulla pedana dove la band dei Milestone suonava per rallegrare gli astanti e, senza grandi complimenti, ha chiesto il permesso per esibirsi. Agli increduli musicisti non è sembrato vero accompagnare uno degli Who! Non c’è niente da fare, quando si è artisti di quella levatura, non conta niente l’essere un mito, conta la voglia e l’attrazione per quello spazio magico che alita intorno a un microfono, di qualunque marca esso sia: che sia uno strumento di grande o scarso valore vale quello che ci dici dentro.

Così, in quell’albergo scozzese e durante un matrimonio che avrà tanta fortuna, si è realizzato un evento che, nel suo piccolo, è diventato di portata mondiale. La canzone che il vocalist storico ha cantato ai neo sposi è stata “I Can’t Explain”. Questo brano è il primo singolo, scritto da Pete Townshend, pubblicato dagli Who nel 1964. Per quanto legato al momento storico che l’ha visto nascere e quindi al genere Beat, questo pezzo ha diversi estimatori: in Inghilterra Jimmy Page volle contribuire con la sua chitarra (quando ancora i Led Zeppelin non esistevano e lavorava come session man); anche in Italia era presente nel repertorio della PFM e in quello del Balletto di Bronzo; una versione hard rock è invece legata al cantautore Mimmo Parisi. Tutt’ora, quando gli Who decidono di farne uno, “I Can’t Explain” funziona come primo brano per aprire i loro concerti. Rolling Stone, la rivista, l’ha classificata fra le migliori canzoni mai scritte; presenta solo tre accordi e, la prima versione (diversamente da quella live), era di breve durata. Sicuramente, “I Can’t Explain”, è la frase che gli sposini si son detti quando tutto è finito e gli invitati sono andati via. Si saranno guardati negli occhi e avranno mormorato: “Non so spiegarmi…”, ovvero, “Non so spiegarmi come abbiamo fatto ad aver come ospite un artista di quel genere… visto che nemmeno ci conoscevamo”. Poi, magari un po’ corrucciati avranno chiuso il dialogo con “…Ci siamo dimenticati di dargli la bomboniera!”. Fa niente. Auguri.

Diego Romero, webber

Ben Hur

In Italia è arrivato un ospite, viene dal passato e si chiama Ben Hur: pronti i preparativi per il remake a Cinecittà. È di questi giorni la notizia sul kolossal che fece brillare, in passato, la stella di uno dei più rappresentativi attori mondiali, Charlton Heston. Il film è l’ultra conosciuto Ben Hur. Per il 26 febbraio del 2016 gli americani potranno armarsi di pop corn e voglia di cinema per gustarsi la nuova versione della pellicola. L’evento è senza dubbio di rilevante portata per la cinematografia. Tuttavia, per la terra italica in preda al tunnel della crisi economica, l’aspetto artistico non è l’unico ad attirare l’attenzione.

Infatti, negli studios di Cinecittà e già dal prossimo febbraio, la Metro Goldwyn Mayer sarà in attività affinché la distribuzione della pellicola sia pronta per il 2016. La scelta della location operativa italiana ha straordinariamente messo in moto un numero importante di individui. Attori? Gente che ama apparire? Persone che credono il set di Ben Hur l’ennesimo reality dove mettere in mostra le proprie (in)capacità? Può essere che ci siano tutte queste tipologie. Comunque quello che importa è rilevare come, in questo momento storico, l’aspetto “impiegatizio” momentaneo offerto dall’evento, pare addirittura superare il mito dell’apparire. In passato e in situazioni anch’esse economicamente sfortunate, la conquista del cestello delle comparse di Cinecittà è sempre stata praticata. Tuttavia, era sempre legata anche a un’inconscia speranza di essere notati, e qualcuno c’è riuscito. Questa volta la situazione sembra diversa.

Nei servizi dei vari tg è apparsa una marea di persone. A fare la fila c’erano individui dalle diverse età, culture, look, gusti. Interrogati sulla ragione della loro presenza, i più non hanno avuto alcuna esitazione a citare la mancanza di lavoro come principale imput. Alcuni ispiravano particolare simpatia. Quando l’addetto alle foto li metteva in posa, le aspiranti comparse sfoggiavano il loro miglior sorriso e si tiravano la giacca, come se l’essere scelti o meno dipendesse dal baluginio dei denti o dalla tiratina al capo di vestiario. Insomma, per un duro pretoriano di Roma nessuno si aspetta il sorrisino della prima comunione, o sì? In ogni caso, la partecipazione è veramente notevole. Quindi, per quanto limitato, un aiuto all’Italia dei disoccupati verrà dal mai dimenticato Ben Hur. Ben Hur ci salverà. Fin dove può.

La versione originale di quest’opera risale al 1959; il film fu vincitore di ben 11 premi Oscar. Ovviamente il remake si avvale di una nuova sceneggiatura, scritta da John Ridley. In estrema sintesi il film tratta della Gerusalemme in cui Ben Hur cresce. In seguito, quando la città è conquistata dall’Impero romano, Ben Hur incontra Gesù e si converte al Cristianesimo. Il nuovo Ben Hur sarà Jack Huston. Alla regia troviamo invece Timur Bekmambetov. Nel cast ci sarà anche l’ottimo Morgan Freeman. Tutto questo sarà possibile grazie e consequenziale alla pubblicazione del decreto ArtBonus, con un investimento di ben 150 milioni di euro da parte di Paramount e Metro Goldwyn Mayer. Mimmo Parisi, cantautore appassionato oltre che di musica anche di film validi, ha commentato che, quando l’opera sarà disponibile per la visione, “Molti ragazzi  che hanno apprezzato Il Gladiatore di Massimo Decimo Meridio, sicuramente troveranno in Judah Ben Hur un altro eroe collegato alla Roma dell’Impero e dei mantelli purpurei”. Non secondario, ha aggiunto il cantante rock, “Questo principe ebreo, tradito dal suo amico d’infanzia Messala, si sta mostrando insperato datore di lavoro”.

Massimo Albertini. giornalista web

James Bond ha un avversario

Il fortunato personaggio lanciato da Fleming il secolo scorso, avrà una nuova possibilità e l’avrà in Italia. Infatti, è notizia abbastanza recente, il Bel Paese ospiterà la troupe cinematografica e tutto quello che concerne il remake di un film su James Bond.  Questo vorrà dire capitali investiti in terra italica. Sicuramente è una delle poche notizie che provano a tirare su il morale della Nazione in ginocchio. Tuttavia, anche ad essere forzatamente positivi, nell’anno nuovo James Bond potrà poco contro l’agente Jobs Act.A gennaio, così pare, questo nuovo “agente” entrerà in azione. Niente corse con macchine speciali o tentativi di salvare il pianeta da qualche bomba atomica. Se niente si opporrà, il Jobs Act farà sparire con un colpo di spugna il cnl,il contratto nazionale del lavoro. È probabile che la cosa riesca, visto che Act non può disubbidire al suo capo diretto, Matteo Renzi, suo creatore.

Ma quando è iniziata la decadenza del cnl? Già dal 1990 la parte di reddito destinata ai lavoratori ha iniziato ad assottigliarsi. Da quel fine millennio la quota è diminuita di circa 7 punti, dal 62 per cento al 55. Nel giugno 2011 e nel novembre 2012, tale esito nefasto ha ricevuto ulteriore forza dagli accordi interconfederali, anche se bisogna riconoscere che la Cgil non ha firmato. Quindi la funzione storica del cnl, ovvero la difesa della quota salari sul Pil, stante così i fatti, nel nuovo anno cesserebbe. Per mano di Jobs Act, l’agente con licenza di cancellare il cnl. Ora, lo capirebbe chiunque, se il denaro si sposta dal lavoratore, è perché raggiunge altri lidi. Più precisamente va a rimpinguare, ad esempio, il top manager che gode di maggiori introiti. Tuttavia, non è la stessa cosa il denaro in tasca ad uno o a tanti.

Il problema è che, in un organismo economico, duecento operai rappresentano una domanda, appunto, di duecento; uno rappresenta il consumo di uno. Non ci vuole molto per capire dove vuole andare a parare questo punto di vista: alla contrazione della domanda interna. Jobs Act in azione significherà non solo impari livello tra classe possidente e lavoratori, ma anche differenza all’interno di quest’ultimi. Infatti gli accordi sindacali locali permetteranno alle imprese uno spazio operativo che per forza creerà squilibri stipendiali. Nel 2013 la soglia della povertà relativa è stata fissata in circa 1.300 euro per una famiglia di tre persone. C’è il pericolo che la soglia si abbassi di più. Ovviamente, col Jobs Act agente, le imprese che vanno bene e quelle che arrancano creeranno differenze stipendiali.

Si attuerà una reazione a catena, verosimilmente: alle disuguaglianze stipendiali tra azienda e azienda, seguiranno le differenze territoriali. Il Jobs Act è un incognita: i bassi salari rischiano di danneggiare l’economia ostacolando la modernizzazione delle imprese. La ricerca e lo sviluppo, in Italia, non segnalano un Paese proiettato verso il futuro. Fin dagli anni ’90 gli investimenti in questo senso ammontano a un afflitto zero virgola qualcosa. Senza contare l’età delle strutture che doppiano quelle presenti negli altri Stati europei. Le imprese italiane non sono sfavillanti, anzi. Senza giri di parole, rischiano di essere le ultime della classe. Ma qui entra in azione Mr. Jobs Act: offre loro la possibilità di conservare questo status.

Il fatto è che, là dove la legge permetta alle imprese di forgiare salari su misura, ovvero da lavoratore povero, quattro imprese su cinque tenderanno a farlo. Ancora, non è verosimile che spendano soldi in ricerca, né in sviluppo o investimenti. Di impianti rinnovati non se ne parla nemmeno: insomma l’aumento annuo della produttività del lavoro, che è strettamente collegato ai punti appena citati, resterebbe nelle vicinanze dello zero.

Diego Romero, webber

Il talento di Jeff

Jeff Buckley
 Jeff Buckley stava per diventare un mito con un solo disco, Grace, destinato a rimanere uno dei capolavori degli anni ’90, quando una morte assurda lo portò via. Ma tutta la sua vita è segnata da un destino negativo.
 
Jeff Buckley 

Jeffrey Scott Moorhead nasce il 17 novembre 1966 a Orange County, da Mary Guibert (riconiugata con Ron Moorhead) e da Tim Buckley. Suo padre, uno dei più grandi cantanti e compositori della storia del rock, iniziava proprio in quel periodo la sua carriera, incidendo il primo disco e separandosi, dopo poche settimane, dal piccolo Jeff e da sua madre. Tim morì per overdose all’età di 28 anni, entrando nella leggenda della musica americana e trascinando suo malgrado il figlio, che vide per la prima volta poche settimane prima di morire, inconsapevole di un destino altrettanto avverso che si prospettava anche per Jeff.

A 17 anni Jeff forma il suo primo gruppo, gli Shinehead, a Los Angeles. Nel 1990 ritorna a New York e con l’amico Gary Lucas costituisce i Gods & Monsters. Ma i dissidi interni portano il progetto ben presto al fallimento. Jeff Buckley inizia allora una carriera solista suonando nel circuito del Greenwich Villane e rendendosi noto soprattutto per la partecipazione al concerto tributo in onore del padre, di cui interpreta “Once I Was” (da “Goodbye and Hello”). Le sue prime esibizioni avvengono in un piccolo club dell’East Village di New York chiamato Sin-E’. Nel 1993, dopo alcuni anni di gavetta, Jeff ha la possibilità, tramite la Columbia, di registrare il suo primo disco, inciso dal vivo, proprio nel “suo” club. Live at Sin-E’, contiene solo quattro pezzi, due dei quali sono cover, una di Edith Piaf e l’altra di Van Morrison, e due suoi pezzi, “Mojo Pin” ed “Eternal Life”.

Per promuovere il disco Jeff e la sua band partono per una tournée nel Nord America e in Europa. Visto il discreto successo, la sua casa discografica avvia una campagna promozionale per il suo primo disco completo Grace, pubblicato negli Usa nell’agosto del 1994. Nell’album si rivela tutto il talento di Jeff: la sua voce invocante sembra prendere coraggio per strada, finendo in un crescendo, intenso e doloroso. I testi – veri tormenti dell’anima e del profondo — pescano nel repertorio del padre Tim, ma anche di Bob Dylan, Leonard Cohen e Van Morrison. Il lavoro contiene dieci tracce: tre composte da Jeff, due in collaborazione con l’amico Gary Lucas, una con Michael Tighe e una con Mick Grondahl e Matt Johnson, più tre cover, tra le quali, da brivido, la meravigliosa “Halleluja” di Cohen.

Nell’album, Jeff Buckley suona chitarra, harmonium, organo e dulcimer, accompagnato da Mick Grondahl al basso, Matt Johnson alla batteria e percussioni, Michael Tighe e l’amico Gary Lucas alle chitarre. Grace risulta davvero un’opera carica di grazia, eseguita da un gruppo di tutto rispetto, con pezzi che esaltano le doti vocali di Jeff (in particolare le altre due cover, “Liliac Wine”, “Corpus Christi Carol”) tali da raggiungere una struggente intensità. Il canto di Buckley parte piano, modulando le inflessioni nello stile dei folk-singer, ma finisce sempre in un crescendo drammatico e “mistico”, lambendo blues e gospel. Uno stile ad effetto, che lascia senza fiato in ballate come “Lover”, “Ethernal Life” e “Dream Borother”, oltre che nella struggente title track. Musicalmente, sono il tintinnio della chitarra di Gary Lucas e i soffici sottofondi delle tastiere di Buckley a esaltare il senso di religiosità dei brani (meta’ dei quali sono di ispirazione liturgica). Arrangiamenti eleganti, a volte sinfonici, in bilico tra folk e rock, pop e soul, si combinano bene con l’esile trama delle melodie.

Nel 1997 viene avviato il progetto per la realizzazione del nuovo disco My sweetheart the drunk, che uscirà postumo, in una veste piuttosto grezza e visibilmente incompleta, con il titolo di Sketches (for my sweetheart the drunk).

La notte del 29 maggio l’artista si reca con un amico a Mud Island Harbor (Tennessee), dove decide di fare una nuotata nel Mississippi e si getta nel fiume completamente vestito. Qualche minuto più tardi, forse travolto dall’ondata di una nave, sparisce tra le acque. La polizia interviene immediatamente, ma senza risultati. Il suo corpo viene ritrovato il 4 giugno, vicino alla rinomata Beale Street Area. Aveva solo 30 anni. Le indagini stabiliranno che il musicista non era sotto l’effetto né di droghe né di alcol.

Nel 2000, la Columbia, dietro la supervisione di Michael Tighe e della madre di Jeff, pubblica Mistery White Boy, una raccolta dal vivo, e Live in Chicago (su dvd e vhs), concerto del 1995, registrato al Cabaret Metro di Chicago. Nel 2001, esce invece Live à l’Olimpya, ritratto del giovane Jeff nella sua Parigi, contenente brani del primo disco e qualche cover.

Emerso dal circuito folkie e bohemien newyorkese, Jeff Buckley si è dimostrato musicista di razza nonché musa ispiratrice di molti artisti rock, anche in epoca recente. Seppur meno geniale del padre, ha saputo in qualche modo tramandarne lo spirito fragile e disperato, rivelandosi uno dei “personaggi” di culto del decennio Novanta.

 
Gloria Carter, webber

Schiavone, chitarrista e autore

Luigi Schiavone nasce a Roma l’8 settembre 1959, unico figlio maschio, con tre sorelle (tutte con la passione per la musica). Fin da piccolo, dimostra il suo interesse per la musica e grazie a un regalo del padre, una chitarra, inizia a strimpellare da autodidatta lo strumento che diventerà poi il suo strumento ‘principe’.

Dagli inizi al Punk: i Kaos Rock

Dopo aver suonato come chitarrista in alcune band scolastiche, entra nei Kaos Rock, band molto conosciuta nell’underground milanese della fine anni ‘70, che aveva come base il centro sociale ‘Santa Marta’; la band aveva partecipato allo storico concerto del giugno ’79 dedicato a Demetrio Stratos appena scomparso (documentato dal doppio LP 1979 – Il Concerto – Cramps); Luigi nel 1980 pubblica con i Kaos Rock due 45 giri e il mitico album W.W. 3 per la storica etichetta Cramps.

Periodo post punk – Enrico Ruggeri


La fine dei Kaos Rock coincide con il periodo in cui Enrico Ruggeri lascia i Decibel ed è alla ricerca di nuovi collaboratori. Si ricorda del magro chitarrista Luigi Schiavone, che frequenta le stesse sue  amicizie ed ecco che nel 1981, quando inizia a lavorare al suo primo album da solista, decide di coinvolgere Luigi che in quel periodo lavora in un negozio di elettrodomestici. Il primo disco di Ruggeri, Champagne Molotov viene così principalmente registrato di notte per far sì che anche Luigi possa partecipare. Nasce così in quel periodo la coppia Ruggeri-Schiavone, che tanti successi porterà negli anni successivi. È di questi anni il primo brano composto da Ruggeri-Schiavone, Non finirà che vedrà la luce solo nel 1986 nel disco Enrico VIII.

Polvere e gli Champagne Molotov, passando per Sanremo

Il primo disco prodotto della coppia Ruggeri-Schiavone non ha un grande riscontro di vendite, ma è il preludio al disco successivo di Ruggeri, Polvere (1983), il cui brano trainante, che dà il titolo all’album, ha la musica composta proprio da Luigi, e permette a Ruggeri di iniziare a farsi conoscere al grande pubblico; con questo LP nasce anche il nucleo storico degli Champagne Molotov: Luigi Schiavone e Renato Meli (che proveniva dai Jo Squillo Eletrix, band del giro Kaos Rock). In questi inizi Luigi collabora a qualche progetto dance in cui Enrico è coinvolto, fra cui il primo disco di Den Harrow.

Si arriva così al 1984, anno in cui oltre alla collaborazione classica con Enrico Ruggeri, Luigi pubblica C’è la neve, il primo 45 giri degli Champagne Molotov, band che accompagna Ruggeri in tour ed è composta nella line-up definitiva da: Luigi Schiavone (chitarre), Renato Meli (basso), Stefania Schiavone (pianoforte), Alberto Rocchetti (tastiere) e Luigi Fiore (batteria). La band, oltre a proporre i due brani del 45 giri nel tour di Enrico, partecipa al Festivalbar dove si afferma vincendo il Disco Verde, riconoscimento assegnato al miglior artista giovane, e che li vede esibirsi nella finale all’Arena di Verona, in una performance di grande impatto. Nel 1985 gli Champagne Molotov partecipano al Festival di Sanremo, nei giovani, con il brano (sempre composto tra l’altro da Luigi) Volti nella noia. Purtroppo il brano, di non facile presa al primo ascolto, non permette agli Champagne di accedere alla serata finale.

Negli anni seguenti Luigi e gli Champagne Molotov continuano ad affiancare Enrico in tour e in studio, contribuendo al successo e al sound di Enrico, soprattutto grazie al suono caratteristico di Luigi che inizia a essere considerato fra i migliori chitarristi italiani.

Nazionale Cantanti, Premio della critica e produttore.

Nel 1986 Luigi e gli Champagne Molotov partecipano al tour Confusi in un playback-Live di Ruggeri-Locasciulli (durante questo tour, il 24 gennaio 1986, Luigi ha la gioia di diventare padre per la prima volta con la nascita di Giuseppe, seguita qualche anno più tardi, il 16 gennaio del 1990 dalla nascita di Chiara). Nel 1987 al Festival di Sanremo, mentre Ruggeri si afferma insieme a Morandi e Tozzi con il brano Si può dare di più (il lato B del 45 giri, venduto in tutto il mondo, vede un brano composto da Luigi, La canzone della verità), il duo Ruggeri-Schiavone come autori ottiene il prestigioso riconoscimento ‘Premio della critica’ con la canzone Quello che le donne non dicono cantata da Fiorella Mannoia.

Dopo il fortunato e ‘all sold-out’ tour documentato nell’album Vai RRrouge, in cui Enrico e gli Champagne Molotov sono accompagnati dall’Orchestra Filarmonica di Alessandria, Luigi mette ancora più in risalto le sue dote chitarristiche, soprattutto nel tour estivo dello stesso anno, in cui le sonorità rock la fanno da padrone (ricordiamo la cover dei Deep Purple Highway star). Il tour si conclude nel settembre del 1987 con un sold-out di altri tempi al Palatrussardi di Milano.

In questi anni Luigi entra anche a far parte della Nazionale Cantanti, come portiere.

Nel 1988 Luigi è impegnato per la prima volta in veste di produttore: infatti è in sala per il primo disco della rock-band italiana Sharks dal titolo Notti di fuoco. Negli anni seguenti produrrà il disco di una rock band milanese, i Black Rose Kingdom.

Con l’album di Enrico La parola ai testimoni (in cui Luigi ‘scopre’ il computer) e il successivo tour, arriva la fine del periodo Champagne Molotov: infatti, con la fine del 1988, la band si scioglie.

Gli anni 90: gli album da solista, nuove collaborazioni e il progetto Sinergia.

Negli anni 90, oltre a continuare la collaborazione con Enrico Ruggeri come autore, arrangiatore e musicista, sia in tour che in studio (sono gli anni dei grandi successi di vendita de Il falco e il gabbiano e di Peter Pan), Luigi dà vita anche al suo progetto solista. Infatti, nel 1991 pubblica per la CGD il suo primo album La spina nel fianco in cui inizia, timidamente, ad apparire oltre che in veste di autore e musicista, anche in veste di cantante. Il disco, composto da brani di alto livello compositivo, ottiene un discreto successo di pubblico, grazie anche a canzoni quali Prima del temporale (cantata da Enrico Ruggeri, e fino a quel momento ancora inedita) e Pellerossa (in cui Luigi canta con Enrico e Massimo Riva).

Segue poi il disco Animale(1993) dove Luigi dimostra di aver maggior padronanza con il cantato; l’album ottiene un buon successo, grazie al video e alla promozione, partecipando al Cantagiro di quell’anno con il singolo Animale.

Il 1993 è stato anche l’anno del trionfo di Ruggeri al festival di Sanremo con la canzone Mistero: Enrico ha voluto condividere questo successo con il suo amico-collaboratore di sempre, Luigi, che è sul palco dell’Ariston a suonare la chitarra; il sorriso di Luigi nell’esecuzione del brano dopo la proclamazione di Baudo, dimostra come quella fosse anche una sua vittoria. Luigi accompagna Enrico anche all’Eurofestival dello stesso anno, viaggiando fino in Irlanda in automobile, data la sua avversione per gli aerei.

Nel 1994 Luigi, per la prima volta, pubblica un brano senza il testo di Enrico Ruggeri, nel disco del Progetto Sinergia, super-band composta da Luigi, Antonio Aiazzi (Litfiba,) Fabrizio Palermo (Sharks, Clandestino), Lio Mascheroni e Pino Scotto (ex Vanadium). In questi anni partecipa anche al tour europeo di Marco Masini.

Gli anni ’90 si concludono con il terzo disco di Luigi come interprete. L’album s’intitola III ed è il più rock dei tre dischi, ma anche il meno fortunato nelle vendite (nel CD troviamo una cover di Tom Waits e una di Billy Idol).

Il nuovo millennio: Ruggeri, Riff raff e la Notte delle Chitarre.

Luigi continua, anche nel nuovo millennio, a collaborare con Enrico Ruggeri, dando vita a uno dei sodalizi più longevi della musica: inizia ad avvicinarsi anche a nuove sonorità, al jazz, al folk, grazie anche ai nuovi musicisti che sono entrati nella band di Ruggeri in tutti questi anni, ove Luigi è rimasto l’unico punto fermo.

Gli ultimi anni vedono Luigi fondare la cover band Riff-Raff, tributo agli AC-DC perfettamente riuscito secondo il cantautore Mimmo Parisi che li ha ascoltati  e apprezzati, con la quale suona per qualche anno per puro diletto; inoltre Luigi è uno dei chitarristi che partecipano, in giro per l’Italia, alle serate La notte delle Chitarre, insieme a Maurizio Solieri , Cesareo, Ricky Portera, Max Cottafavi, Luca Colombo, Mario Giuseppe Scarpato e Fabrizio Consoli.

Nuove avventure e progetti musicali attendono Luigi nei mesi che verranno, prima tra tutte l’uscita del suo nuovo CD, 16 steps to the sky, il suo primo lavoro interamente strumentale.

Ricordiamo che in tutti questi anni Mr Guitar Man, insieme a Enrico Ruggeri, ha composto brani per tantissimi interpreti, fra i quali Fiorella Mannoia, Gianni Morandi, Anna Oxa e Loredana Bertè. Inoltre come musicista, ha suonato nei dischi di Gianna Nannini, Clandestino, Spagna, ecc ecc…