Ricky dei New Trolls

Ricky Belloni presenta Rock-in heaven

 Ricky Belloni, chitarrista e voce solista dei New Troll, oggi mi parla a nome dei compagni e ci racconta. Lo affiancano Gianni Belleno alla chitarra, basso, batteria e voce, autentico membro fondatore del gruppo originale, con Giorgio Usai, tastierista e vocalist. Ci sono anche Andrea Cervetto, basso, chitarra e voce e Alex Polifrone, batteria e voce, due amici di lunghissima data. Mi piace aggiungere, dopo averli sentiti dal vivo, che hanno saputo evolversi in modo straordinario e che sono magnifici!

Mi spieghi da dove salta fuori il nome?
Mito New Trolls ?l nome del gruppo sopravvissuto a una delle venti scissioni che ci sono state. Abbiamo cambiato pelle tante volte, sono successe mille cose nella nostra vita ma ora siamo qui e usiamo il richiamo del nome antico della band a buona memoria. Un pezzetto di una delle scissioni si era fregiato del nome originale, ma ora abbiamo vinto la causa. Esiste un sito internet che deve ancora essere aggiornato ma ormai questo nome è soltanto nostro. Del gruppo originale, nato nel 1967, siamo in tre discendenti e facciamo tutti i pezzi che abbiamo sempre fatto. Mi riferisco a me e a Gianni Belleni, che suona batteria, basso, chitarra e canta e ad Andrea Cervetto alla chitarra, al basso e canta. Alex Polifrone suona la batteria ed è anche musicista del gruppo TGP.

Chi sono i TGP?
TGP, acronimo di The Global Performance, un gruppo musicale con dei progetti: coro gospel con cinque musicisti per proporre il nuovo gospel contemporaneo da confrontare a quello tradizionale. Il TGP propone brani molto moderni ma con una vocalità gospel. Noi rientriamo in questo progetto perch?oro si sono avvicinati alla nostra musica, molto corale, perchè secondo loro si avvicina al loro genere. Noi siamo sempre stati molto vocali e, con un coro di 25 persone, i nostri brani diventano più interessanti. Poi abbiamo aggiunto degli inserti che non esistevano degli arrangiamenti dei nostri brani.

Come vi presentate al pubblico?
Lo spettacolo inizia con loro, che propongono alcuni brani del gospel contemporaneo. Poi entreremo noi in un loro brano, in cui ci inseriremo e infine facciamo i nostri pezzi, in cui loro non possono interagire perchè non è il loro genere. E poi faremo un gran finale.

Trovi meglio lavorare con altri sullo stesso palco?
E’ sempre interessante interagire con altre entità. Si rischia di chiudersi nel proprio ghetto, a lavorare sempre soli, mentre invece altre persone ti possono dare stimoli diversi. E cresci. Nell’ambito musicale non ci si ferma mai, anche se non ne avremmo bisogno. Noi siamo un cantagruppo, abbiamo scritto canzoni per altri, come Mina, Drupi, Anna Oxa e continuiamo a farlo perchè proprio gli stimoli ci aiutano e sono ben accetti.

Davvero? Per esempio?
Lavorare con altri fa venire voglia di creare di più perfino oltre noi stessi. Le collaborazioni, le aperture verso altri artisti che magari la pensano diverso da te, possono aprire soglie che non avevi mai pensato di varcare. Credo che sia il sale della vita musicale di qualsiasi artista o musicista. Chiudersi nelle torre d’avorio fa male: se non hai scambi di idee, non riesci a crescere. Da soli la strada finisce, prima o poi, a meno che tu non sia un genio universale.

Dopo queste due date milanesi che farete?
Questi due concerti hanno una funzione di apripista. D’estate saremo in tour e in prospettiva c’è la possibilità di un tour il prossimo inverno nei teatri.

Qual’ è la cosa bella del concerto Rock-in heaven?
E’ una sperimentazione: più arrivano gli applausi, più viene voglia di andare avanti. Noi abbiamo la fortuna di possedere uno zoccolo duro di fans, formatosi in tre generazioni e i più giovani si stupiscono. Arrivano e ci dicono: Credevamo che le vostre canzoni fossero carine e leggere? perchè nessuno sapeva veramente quello che davvero possiamo fare in concerto, con brani come Le Roi Soleil, Dancing, che sono delle suite molto variegate, senza seguire i soliti canoni delle canzoni. Oppure con Concerto Grosso. Rimangono un po’ stupiti.

Pensi che cambieranno ancora, i componenti della band?
A questo punto ci sentiamo consolidati. Per fare musica in un gruppo bisogna essere, oltre che tutto il resto, delle belle e brave persone. Per convivere, capisci? E adesso siamo come in un nirvana, stiamo bene, usciamo assieme; se ti vedi solo per fare i concerti vuol dire che c’è qualcosa che non va.

Cosa vorreste fare d’altro?
In questo momento ci piacerebbe andare all’estero, nei Paesi dove non ci hanno mai conosciuto veramente cioè l’est: Russia, Ucraina, anche perchè il nostro manager viene da quelle parti. Un nostro brano, Carezza della sera, è stato rifatto in modo più punkeggiante e cerchiamo di pubblicarlo in Germania, sperando di avere un buon riscontro e magari richieste di concerti live. Il nostro lavoro fare canzoni, registrarle, fare concerti. Tutto quello che si può fare per ampliare i propri confini è ben accetto.