Génération Bataclan, il 13 dicembre nel web

 

La recente vittoria relativa della destra francese ha riacceso gli animi. Alcuni mass media parlano di reazione Bataclan intendendo, ovviamente, questo risultato come un effetto proveniente dai recenti attentati terroristici. Fra tutti quello al Teatro Bataclan. Altri, più prosaici e distaccati o realisti, pensano che già da tempo aleggiava nell’aria il tentativo di dar potere alla Marine Le Pen e che i voti raccolti da quest’ultima ne sono semplicemente la prova che le cose stiano così. Qualunque sia la versione più attendibile, rimangono sul pavimento di quella sera terribile, i lamenti dei ragazzi della Génération Bataclan, come è stata definita.

Ci si può interessare in diversi modi di questo fatto, e degli atti terroristici in genere. Alcuni, come il cantautore emiliano Mimmo Parisi, lo fanno mettendo nero su bianco le loro emozioni. Il songwriter ha recentemente presentato “I tipi duri non scendono dal treno”, un album di 11 brani per le Edizioni Videoradio (Portera, Braido, Vercon etc.). Non era, ovviamente e immediatamente a ridosso dell’album, previsto un singolo con un tema storico, perché di questo si tratta, di Storia. Nessuno il giorno prima dei fatti tragici di Parigi poteva immaginare quello che è accaduto. Certo, anche in Europa, dopo l’11 settembre americano, ci sono stati attacchi terroristici. Ma in quei casi si trattava di eventi che seguivano una certa logica del terrore. Chi poteva sospettare che un ordinario concerto potesse essere preso di mira  dall’Isis?

Ecco quello che Mimmo Parisi ha detto in proposito al brano che farà uscire tra pochi giorni: “Va da se, intanto, che la data, lo capisce chiunque, ha un valore preciso. Pubblicare “Génération Bataclan” il 13dicembre è, da parte mia, un sentito omaggio a chi, e a qualsiasi titolo, ha subito il dramma di quella sera. Che si fosse allo stadio o in un bistrot a trascorrere il weekend o a un concerto, proprio da quest’ultimi prende nome il singolo, “Génération Bataclan”, la sostanza e l’offesa ricevuta dal destino non cambiano. Non potevo stare zitto. Così, ho semplicemente scritto dei versi e li ho musicati. Il risultato è “Génération Bataclan”. Penso che ognuno, come può, debba tenere viva l’attenzione su fatti di questa portata”.

Parole, musica e arrangiamenti – compresa l’orchestra in plugin – sono stati curati dall’autore. Drum campionata da Diego Romero. Le chitarre acustiche, il basso e il canto sono di Mimmo Parisi. Edizioni Stelledicarta. Il Cd sarà distribuito sulle piattaformi digitali. Cover di Testa.

Al Bataclan, il 13 novembre 2015

Teatro Bataclan

Uno dei ragazzi che si è salvato dalla carneficina insensata del 13 novembre, ha dichiarato all’Arena di Giletti, che il Bataclan ha una capacità di circa 1500 spettatori. Il 13 novembre il Teatro Bataclan era sold out.

A un certo punto, ha raccontato, quando la band aveva appena iniziato l’intro della canzone “Kiss the Devil”, si è scatenato l’inferno. “Kiss the Devil” è solo una canzone, ovvero  una sequenza di note e parole organizzata secondo un certo gusto, secondo una certa sensibilità. Può piacere o no, ma è solo un’espressione artistica. Purtroppo, a quanto pare e in culture diverse da quella occidentale, se si esclude la musica fatta coi tamburelli e con scopo di accompagnamento a funzioni religiose, quella restante e del tutto normale in contesti occidentali, è percepita come blasfema. Questa potrebbe essere una delle ragioni della follia al Teatro Bataclan.

I fatti sono purtroppo ultra conosciuti. Il 13 novembre il Bataclan era colmo di giovani in attesa del concerto. C’era chi faceva dei selfie, chi sorseggiava con gli amici una birra, chi guardava verso il palco attendendo i propri beniamini. Insomma, il paesaggio banale – in questo caso, sinonimo di tranquillità – di un weekend all’insegna della musica. Quando, finalmente, il concerto agognato è iniziato, la gioia e le canzoni hanno permeato lo spazio del Teatro.

Non era previsto alcun cambio di artisti sul palco, tuttavia un cambio velenoso è avvenuto. A un certo punto, dalle canzoni cantate in coro, si è passati alle urla di terrore. Il palco, un secondo prima animato dalle chitarre, è stato aggredito da una nuova band: la band del terrore. Via le chitarre, avanti i kalashnikov. Niente spartiti, crome o semicrome. Solo proiettili.
Certo, come ha ricordato il ragazzo ospite da Giletti all’Arena, il centro del Bataclan si era riempito di poveri corpi ‘colpevoli’ di aver voluto partecipare a un concerto e per questo abbattuti, ma, lo intuirebbe chiunque, chi si vuole distruggere – in questo frangente – è l’Occidente.
È stato, fra le altre cose, un attacco diretto al rock occidentale.

Vale la pena segnalare che il gruppo del 13 novembre non è un insieme di musicisti nichilisti appartenenti all’heavy metal. Anzi, gli Eagles of Death Metal, questo il loro nome, non sono nemmeno appartenenti al Death Metal. Il nome nasce proprio all’insegna della non aggressività: “Eagles of Death Metal”, infatti, è il nome scelto dall’attuale leader Jesse Hughes, cantautore/chitarrista e frontman. L’artista lo scelse in seguito a una discussione avuta con un sostenitore dei Poison. In quest’occasione e contro l’affermazione del fan che definiva Death Metal i Poison, Jesse aveva risposto con nonchalance che questi, al massimo, sarebbero potuti essere gli ‘Eagles of Death Metal’: come a dire che, i Poison, erano sentiti da lui rassicuranti almeno quanto gli storici Eagles di “Hotel California”.
Gli Eagles of Death Metal, oltre all’ovvio shock vissuto, hanno anche avuto una perdita umana. Infatti, fra le vittime, c’è Nick Alexander, 36 anni, addetto al merchandising della band.
Oltre a Jessie Hughes, il gruppo vede nelle proprie fila, Dave Catching (chitarra, vocals, basso), Matt McJunkins (basso, vocals), Julian Dorio (alla batteria) e Eden Galindo (guitar, vocals).
La band ha all’attivo collaborazioni illustri con musicisti importanti come Dave Grohl, Brian O´Connor, Joey Castillo, Jack Black e Taylor Hawkins.

Va da se che l’obiettivo di questo eccidio è uno solo: tenere lontano dai luoghi della Cultura – in questo caso, la musica rock – le persone. Perché il contatto significa trasmissione d’idee e coraggio. E, proprio all’insegna del coraggio e della speranza, i concerti non saranno disertati.