Il rock dei cantautori italiani

Cantautori rock
Grignani, Parisi & Ligabue

Marco Ligabue, fratello del più noto Luciano, ha rilasciato il primo singolo che farà parte del cd che sarà lanciato nel post estate. La canzone si chiama “Ti porterò lontano” ed è disponibile sui principali digital store. Il brano si avvale di un videoclip diretto da Maurizio Bresciani e visibile su Youtube e realizzato negli Usa. Marco Ligabue ha dichiarato su Facebook che, in una società che vuol plagiarti, spesso gli succede di voler fuggire senza nemmeno la valigia. Il cantautore di Correggio fa notare come uno dei meccanismi che incatenano l’individuo in modo errato a questo mondo che passa il minimo sindacale, è il fatto che ‘qualcuno’ ci convinca che esista un unico colore e un unico modo di intendere la vita. Questo porta la persona ad abbassare gli occhi. Ci vuole poco però, alzando gli occhi, per rendersi conto che mille sfumature sono pronte a colorare l’esistenza.

Per il cantautore Mimmo Parisi e per la sua Stratocaster Marshalldipendente è disponibile sui digital store “Dammi una mano”, brano che anticipa l’album d’autunno che titola “La polvere del ring”.

Sul suo canale Youtube è possibile anche vedere il videoclip associato al brano. La canzone ha come tema il ‘curioso atteggiamento’, giusto per usare un eufemismo, di chi si interessa di fatti importanti usando una profonda superficialità. L’ossimoro si impone perché esistono personaggi che creano continuamente neologismi improbabili per indicare disturbi e patologie che avrebbero bisogno di altra attenzione.

Cosa c’è di inaccettabile nelle parole cieco, sordo, zoppo o altro? Questi ‘studiosi’ apparentati all’Accademia della Crusca sono dei giocolieri della parola, essi inventano termini e perifrasi pensando di poter modificare la realtà. Così, dopo gli audiolesi, sono nati i visulesi!

Le parole non possono modificare la sostanza delle cose: ciechi e non vedenti sono sinonimi e non muteranno di una virgola lo status dei fatti. Per contro, se qualcuno ha bisogno, diamoci da fare… ma per favore: non a parole! Ecco, questo è il filo conduttore della canzone “Dammi una mano” del cantautore rock bolognese Mimmo Parisi.

Io nella vita ho qualcosa da dire/ io nella vita non sono un bluff/ tu prendi il diavolo per la coda/ ma esser famosi è già fuori moda per me/ e non c’è più niente da dire/ e non c’è più niente da capire perché quando l’ostacolo è solo un nuovo gioco politico tutta la gente va in panico ed io mi agito e non mi va di essere normale“.

Queste parole appartengono invece a Gianluca Grignani, cantautore appena assurto agli onori della cronaca per lo scontro con alcuni carabinieri. La canzone è “Non voglio essere un fenomeno”, brano apripista per il cd d’autunno “A volte esagero”.

Che dire? Testo e titoli sembrano una premonizione di ciò che gli è capitato. Tuttavia e al di là della cronaca va detto che Grignani è un artista che ha fatto della sincerità la sua bandiera. Va ricordato come, tempo fa, ospite in una delle trasmissioni della De Filippi (quale? E chi lo sa… Tra amici, poste, uomini, donne, nonni ringalluzziti e talent per ogni uso ed evenienza, vai a capire quale fosse!), comunque in quell’occasione alla domanda su come cantare meglio, il cantautore rispose in modo spiazzante: “Ah, io faccio come mi viene, non sto mica lì a perdere ore”, concluse ridendo.

A conti fatti, dopo questa estate tutto sommato scarsa di sole, si preannuncia l’arrivo di un autunno di cd roventi.

Diego Romero, blogger

Maurizio “MorrizZ” Borghi tra Bullet & Backyardbabies

A cura di Maurizio “MorrizZ” Borghi
 
 
 
Il gelato venerdì sera bolognese è infiammato dal rock n’roll scandinavo al Sottotetto, club rurale  infestato di rocker pronti a inneggiare ai Backyard Babies, freschi del loro ultimo, omonimo lavoro. Il locale è accogliente e caldissimo, e stasera è colmato nella sua interezza da un pubblico entusiasta che si dimostrerà disposto ad acclamare anche gli opener. Il palco altissimo e stretto in profondità è sicuramente la particolarità del locale: tutti però godranno di ottima visibilità vista la statura fisica degli headliner… 
 
Si inizia con i BULLET…
 

Immaginiamo che l’esistenza dei Bullet sia ignorata quasi dalla totalità del locale, considerata soprattutto la scelta infelice del nome, che rende quasi impossibile reperire anche una biografia tramite Google. Gli svedesi saltano sul palco in una tenuta completamente anacronistica: capelli lunghissimi, pantaloni e giacche di pelle su petto nudo, sneakers da basket e movenze che li fanno apparire come appena usciti da Guitar Hero Rock The ’80. Fa contrasto il cantante, un ricciolone tutto tondo uguale al Pierino post-Vitali con bracciali borchiati, esilarante alla vista ma con una voce al vetriolo: potrebbero esserci loro al posto degli Airbourne, in una rilettura degli AC/DC festaiola e spruzzata di speed power ottantiano. I presenti cadono vittime in pochi minuti, e rispondono a gran voce a piccole perle come “Dusk Till Dawn”, “Turn It Up Loud”, “Rambling Man” e le altre irresistibili canzoni della setlist. Che sorpresa!

 

playlist artwork

 presenta Mimmo Parisi

Link: http://www.youtube.com/watch?v=rakuoJZwoCE

 

…E si finisce coi BACKYARD BABIES

Chi scrive non si aspettava molto dai Backyard Babies. In tutta onestà il gruppo, pur mantenendosi su standard elevati, ha calato (come è naturale che sia in anni di attività) progressivamente di intensità e potenza, adagiandosi su livelli di professionalità elevati ma tralasciando il “fattore sballo”. Perché il capolavoro “Total 13” faceva respirare una pericolosità autodistruttiva simile ai capolavori come “Appetite For Destruction”, col tempo diluita in grinta e urgenza verso altri lidi. Questa la fotografia che avevamo in mente… almeno fino a questa sera: sin dall’entrata, un Johan incazzato a morte con la spia ci fa intuire che la serata promette scintille e, sorpassando le più rosee aspettative, così è stato. Con un Nicke mai così (stra)fatto, magrissimo ed emaciato, pronto ad appoggiarsi alle casse o al locale durante un minuto di pausa, e un Dregen schizzato e nervoso come ai vecchi tempi, subito a petto nudo, l’aggressività dei Backyard si mangia problemi tecnici e calura insopportabile del locale, trasportando tutti i presenti su un ideale Sunset Boulevard di Stoccolma. La scaletta contiene molto materiale dell’ultimo self-titled: le varie “Degenerated”, “Fuck Off And Die”, “Idiots” e “Saved By The Bell” sono rese però in una versione grintosa e sono supportate da un pubblico incredibile e su di giri, che non manca di finire sul palco e causare grattacapi ai roadie. Da contorno il meglio della discografia degli Ssvedesi, che tra una “People Like People Like People Like Us” e una “Minus Celsius” smuovono anche le fondamenta del locale. Il climax si raggiunge, come al solito, quando le sirene si accendono e vengono eseguite, una di seguito all’altra, “Highlights” e “Look At You”, dopo le quali qualunque brano del quartetto avrebbe sfigurato. Felici di rimangiarci i preconcetti. Bentornati Backyard!