Renzi, la colpa è sempre degli altri

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“Io alle prossime politiche mi candiderò ad Arezzo, dato il mio legame con questa terra, i miei parenti stavano qui”. Lo ha detto Matteo Renzi nella città toscana dove domenica 10 settembre ha presentato il suo libro Avanti. L’annuncio del luogo dove candidarsi (ripreso dalle telecamere di ArezzoNotizie.it) è stato fatto dal segretario alla Festa del Pd, introducendo il tema di Banca Etruria. “Non hanno voluto abolire il Senato? – ha aggiunto – E allora io mi candido al Senato, ad Arezzo”. Una visita, quella dell’ex-premier ad Arezzo, segnata anche dalle contestazione dei comitati “Vittime Salvabanche” e “Azzerati”. Tra questi anche Giovanna Mazzoni, l’ex dipendente pubblica in pensione di Ferrara, che alcuni giorni fa è stata protagonista di un acceso scambio di opinioni con l’ex premier alla Festa dell’Unità di Bologna. La ‘contestatrice’ di Renzi ha stazionato, sull’altro lato della strada, davanti alla sala dove l’ex premier stasera ha presentato il libro ‘Avanti’ ed è rimasta insieme ai manifestanti condividendo con loro la protesta contro Renzi.

Renzi e le sue promesse

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Contrariamente a quello che aveva promesso, Renzi e la sua ipocrisia – aveva pur detto lui stesso che se ne sarebbe stato a casa, nel caso avesse perso, vero? – sono di nuovo in giro. E il popolo lo acclama. E vanno a pagare per votarlo, il che significa che, probabilmente, chi lo sostiene è già a posto. Non è disoccupato. Non soffre la crisi. Ha già la pensione e non deve aspettare cent’anni. Gli va bene che al Parlamento, escluso i ragazzi del M5s, continuino a prendere uno stipendio da nababbo senza saper risolvere un solo problema del Paese. E via dicendo… Bene, se è così, hanno agito giusto.

O forse no. Insomma, il sol fatto che i sostenitori del signor Renzi non abbiano problemi, non dovrebbe essere una ragione sufficiente a votarlo. Non si votano le persone perchè sono simpatiche o antipatiche: si votano perchè sono capaci! E questo ex(?) presidente del Consiglio, lo ha dimostrato anche con il suo modo fintamente guascone, è uno che mira solo ad avere pecore intorno.

Quanto sia finto, lo si può notare in questo momento post primarie. Infatti, dice che bisogna partire di più “dal basso”, ma che con umiltà e responsabilità bisogna per esempio chiedere a Bruxelles “un cambiamento vero“. Rilancia l’idea di un partito autosufficiente: “La grande coalizione la facciamo con i cittadini, non con presunti partiti” (il riferimento è a Mdp).

E gli scappa anche un lapsus in prospettiva di elezioni anticipate: “Non sappiamo quando voteremo”. Ma tiene a precisare che quando votano quasi due milioni di voti non si può dire che è un partito personale: “Può essere che il leader è forte, lo vedremo ma sicuramente ha una comunità fortissima”. “Tutti parlano di populismi, ma l’alternativa non è nel salotto, nei tweet, ma nel popolo – conclude – non avere paura della democrazia, dei voti, di fare le primarie. Non c’è alternativa alle persone“. Che dire, a volte non sono poi i comandanti ad avere torto. Ha più torto chi gli permette di farlo. E gli affida il bastone. Per farsi bastonare.

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Autenticato come diegoromero. Uscire?

Boschi, un tipo tosto

È veramente una disfatta per la Politica, metto  la ‘P’ maiuscola per rispetto dei politici – ce ne sono – che in diverse epoche sono riusciti, con meno clamore, a trovare delle soluzioni per la Società. Ca va sans dire che per quella odierna basti semplicemente, ed è già tanto, politica, con la ‘p’ piccola. Molto piccola. Piccolissima.

È una politica fallita quella di tutti quei vecchioni del Pd, Forza Italia, e tutti i vari partiti che cambiano nome una volta al mese. È un fallimento segnalato dall’aver affidato al boy di turno, il Renzi che pensa di essere sempre un concorrente di Mike Bongiorno, le sorti dell’Italia. E non è il solo. Oltre al garzoncello abbiamo anche la garzoncella, Maria Elena Boschi. Incapacissima. Si badi bene, le colpe non sono loro: la domanda è come possano tutti quei parlamentari di lungo corso aver affidato una nazione a gente inesperta come Renzi e la Boschi. Se le colpe non sono loro, comunque, potevano benissimo passare. Non c’è alcun disonore nel dire che non si hanno miracoli nelle tasche mischiate alle chiavi di casa e alle caramelle per i cali glicemici. Quindi rettifico: sono colpevoli anche loro. Magari pure tanto. Nemmeno i geni sono geni. Figuriamoci! Come questi due possono aver capacità che avrebbero bisogno almeno di un rodaggio anagrafico – ovvero bisognerebbe vederne di cotte e di crude per individuare quelle cotte e quelle crude – che le loro date di nascita non permettono. Non sono per un Governo di anziani, io ho più o meno l’età della Boschi, ma per un Governo di chi ha imparato a il mestiere, sì. E se no, mettiamoci tutti a ballare alla cavolo di cane. Comunque sia – questa è una celebrazione e la voglio anch’io che sono capace di fare niente quanto lei – in questo Paese, a quanto pare, ti fanno dei libri così, giusto perché ti sei messo in politica, o hai scritto una canzone da quattro soldi affidata al Volo, o fai il Corona da don Mazzi. Va be’.

Signori, questa notabile ha modificato alcuni pilastri della Costituzione (in primis il bicameralismo perfetto). Da sola. Di notte. Quando tutti si affidano a Morfeo, lei è lì, la sola a lavorare. Per chi voglia approfondire e disegnarsi meglio il personaggio, ecco il libro.

“Una tosta. Chi è e dove arriverà Maria Elena Boschi”, scritto da Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene ed edito da Giunti (128 pp.), è un ritratto del volto sorridente del renzismo: quel volto che raramente si incupisce davanti alle telecamere e che risponde agli attacchi politici sfoderando sorrisi senza cedere alla tentazione di reagire con violenza (politica) alla violenza (politica), come a volte succede al suo superiore. Anche se non le vengono risparmiate critiche, e in certi casi allusioni. La Boschi, una tosta?

Tutti milionari

Incredibile, la Sinistra (!) ha riferito di essere scandalizzata dalle parole di Piero Pelù e, come già il signor Matteo Renzi in altre occasioni, riferendosi a chi gli darà filo da torcere alle europee, lo ha definito “Un milionario che critica gli 80 euro”

Di questo passo gli italiani, anche se in questo caso eccellenti come Grillo prima e Pelù dopo, sarebbero tutti milionari. Bene, allora a che cazzo di gioco si gioca? Se tutti si ha i soldi dove è la crisi? Ah già, è vero, ci sono quei poveri manigoldi dei politici che non riescono a tirare avanti. Poverini e tapini! Ma chi può credere veramente che Pelù sia milionario? Nè, probabilmente, lo è Grillo. Gli 80 euro sono un chiaro tentativo di comprarsi i voti di quei poveri votanti che sbagliano sempre a chi dare il loro apporto. Quando dal palco del concertone del Primo maggio attaccavano Berlusconi andava tutto bene. Ora che governa la sinistra nessuno può fiatare. E il Pd fa quadrato contro Piero Pelù.

 
 

Fanno ancora discutere le parole di Piero Pelù, che dal palco del “concertone” del Primo maggio, a Roma, ha preso di mira il presidente del Consiglio. Prima definendolo “boyscout di Licio Gelli”, poi attaccando la misura dell’esecutivo a cui il premier più tiene, gli ottanta euro in busta paga in più a chi guadagna fino a 1500 euro al mese.

 

Il rocker fiorentino ha detto: “Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro…”. E dalla folla di giovani e meno giovani accalcati in piazza San Giovanni si è alzato un boato.

Fuori dal palco, con l’adrenalina ancora alta, Pelù ha detto:Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro”. 

Ovviamente le parole di Pelù non sono passate inosservate. E sono arrivate moltissime prese di posizione. Alessandra Moretti (Pd): “Sarebbe bene che comici e cantanti si occupassero del loro mestiere”. E subito dopo ha contestato il fatto che gli 80 euro siano stati definiti come “un’elemosina quando ci sono persone che potranno fare una spesa in più a settimana”. Pina Picierno affida la sua replica ad una battuta: “Quando la politica va veloce succede che il rock diventa lento”. Poi rincara la dose: “Probabilmente Pelù era impegnato in una registrazione di The voice e non si è accorto di quanto stava avvenendo nel nostro paese, forse non sa che gli 80 euro che il governo Renzi ha deciso di redistribuire a chi ha sempre pagato non sono un’elemosina come l’ha definita lui, ma il primo passo verso l’equità sociale che noi del Pd vogliamo assolutamente riportare in questo paese. Mi dispiace, conclude la Picierno, che a dire no a questi 80 euro sia una persona fortunata e benestante grazie al suo talento. ogni tanto però bisognerebbe uscire dai panni del rocker milionario e indossare quelli di chi vive con mille euro al mese”.

Il deputato Dario Ginefra (Pd) se la prende con Cgil, Cisl e Uil, organizzatori del concerto: “Io non ho votato per Renzi al congresso e a volte non ne condivido il modo di fare, ma trovo le parole di Piero Pelù offensive per l’intero popolo democratico. Attribuire a Renzi, dopo due mesi di Governo, le responsabilità della crisi economica, sociale ed occupazionale di oggi è stato atto di disonestà intellettuale – osserva Ginefra -, accostarlo alla figura di Gelli dileggiando anche il movimento scoutista una pessima forma di protagonismo.

Giudizio critico della faccenda: finitela, eredi dei democristiani mascherati da sinistroidi per niente credibili, e ascoltatevi “Arrendetevi siete circondati” di Mimmo Parisi: (http://www.jamendo.com/it/track/1116092/arrendetevi-siete-circondati), forse qualcosa vi sarà più chiaro!  

Marco Dante, blogger